Algernon è un topo, ma non un topo qualunque. Con un'audace operazione, uno scienziato ha triplicato il suo QI, rendendolo forse più intelligente di alcuni esseri umani. Di certo più di Charlie Gordon, che, fino all'età di trentadue anni, ha vissuto nella dolorosa consapevolezza di non essere molto... sveglio. Ma cosa succederà quando la stessa operazione verrà effettuata su Charlie? Quale sorte accomunerà la sua esistenza a quella del fedele amico Algernon? "Fiori per Algernon" è ormai considerato uno dei grandi romanzi del XX secolo, un capolavoro della narrativa di anticipazione: il diario di un uomo che «voleva soltanto essere come gli altri», un romanzo definito dal "New York Times" «magistrale e profondamente toccante», un'opera che ha ispirato film, serie televisive, musical, che ha vinto il Premio Hugo e il Premio Nebula e ha venduto oltre cinque milioni di copie nel mondo.
A maggio, la nostra Community affronterà la lettura di quello che è ormai considerato un classico della letteratura in lingua inglese del ventesimo secolo, talmente conosciuto e amato da essere persino insegnato nelle scuole di tutto il mondo. Scritto nel 1959, Fiori per Algernon tratta tematiche ancora attuali come la discriminazione nei confronti di chi è considerato diverso, l'etica della scienza, il ruolo dell'intelligenza negli esseri umani e nelle loro relazioni. Un romanzo di fantascienza che fa emozionare e riflettere, trattando tematiche più reali e umane che mai. Vi aspettiamo sul Forum per discuterne insieme.
Autore | Daniel Keyes |
Editore | TEA |
Pagine | 314 |
Anno edizione | 2016 |
Collana | TEA biblioteca |
Prezzo di copertina | 12,00 € |
Prezzo e-book | 7,99 € |
Categoria | Fantascienza - Fantastico - Fantasy |
Commenti
Ovviamente tutto questo non basterebbe se l'autore non ci avesse fatto quasi entrare nella storia del protagonista perché egli (Charlie) ci parla in prima persona, ci fa vivere la sua esperienza passo per passo, ci risveglia emozioni e interrogativi personali. Per me sono stati molti i punti di riflessione.
Innanzitutto mi fa un po' tenerezza pensare al clima culturale di quell'epoca, quando ci si interrogava sul significato dell'intelligenza ma anche della natura umana e si facevano esperimenti oggi impensabili come l'esperimento di condizionare un bambino di nome Arthur ad avere paura di un coniglio; pochi anni più tardi si mettevano in prigione dei soggetti volontari con diversi compiti sperimentali di fingersi guardie e prigionieri per studiare l'identificazione con il ruolo, l'obbedienza, la crudeltà. Erano i tempi della sperimentazione con poche regole e pochi divieti, tempi e pratiche certo poco rispettose ma anche (a posteriori) estremamente interessanti.
Per questo motivo operare e condizionare un giovane uomo disabile psichico era considerata una cosa possibile eticamente.
E torniamo a Charlie. Gli avevano aumentato le connessioni cerebrali, gli avevano fornito enzimi utili per il metabolismo cerebrale, gli avevano praticato l'ipnosi per fargli apprendere migliaia di nozioni durante il sonno. Ma che bravi. Nessuno forse aveva colto un dettaglio: c'è l'apprendimento nozionistico ma c'è l'apprendimento che viene dall'esperienza e questo apprendimento si radica nel corpo: provate a far finta di picchiare una persona che è stata sottoposta a violenza: senza intenzione consapevole alzerà il braccio per difendersi.
Il piccolo Charlie ha imparato bene cosa non deve fare per evitare le botte: soprattutto il sesso, ma anche lasciarsi andare alle proprie emozioni. Ed ecco che si sente al sicuro solo nel mondo delle nozioni, ne fa una indigestione ma questo non lo rende maturo, saggio, equilibrato.
Come per le violenze anche per l'amore, il riconoscimento, l'accettazione di sé, esiste una memoria profondamente radicata nel corpo ovvero l'abbraccio, lo sguardo che ti loda e ti da conferma del tuo valore e della tua importanza, il sorriso di benevolenza. Charlie non ha avuto niente di questo.
Ha il desiderio di migliorare e devo dire che questo non mi sembra solo finalizzato all'essere accettato dagli altri : il suo slancio per comprendere sempre di più il mondo mi sembra autentico, quasi il volo di un piccolo Icaro che ignora i propri limiti ma cerca la conoscenza e la bellezza.
Quando il volo finirà nel modo che sappiamo, cosa gli resterà? Me lo sono chiesto perché non posso accettare l'idea che lui stesse meglio prima quando, inconsapevole del disprezzo e dello scherno, subiva e sorrideva mitemente e stolidamente.
Secondo me il volo deve pur finire, ma quello che resta è un diverso senso della propria dignità, la consapevolezza implicita di avere, anche nel deficit (di cui alla fine si rende conto), la stessa dignità di ogni essere umano.
E' una cosa che Charlie ora ha imparato dell'esperienza, dalla propria irritazione quando il professore gli rispondeva "Ma questo accadeva prima" e lui si rendeva conto che quel Charlie di "prima" non era considerato un essere umano. Oppure l'ha imparato dalla propria rabbia, quando ha difeso il ragazzo schernito e sbeffeggiato come prima accadeva a lui.
Si è indignato, si è ribellato perché ha compreso qualcosa di nuovo: che non è giusto disumanizzare qualcuno. Perché, aggiungo io, è proprio da questa operazione del disumanizzare che si arriva a discriminare, ad abusare e a torturare.
Per questo, di tutto il libro, mi rimane soprattutto questo senso - non dico di happy end - ma di un piccolo passo avanti nella vicenda umana che il libro ci racconta.
Grazie per avermelo fatto conoscere.