Ieri ho finito questo romanzo e ammetto di essere perplessa.
La trama si sviluppa in quasi un anno e la protagonista è Cosa Seaborne che, rimasta vedova, si rifugia nell'Essex con la bambina Martha e il figlio Francis. Apprendiamo già dalle prime pagine, ma anche successivamente, che mr Seaborne era un marito violento e orribile, mentre Francis è un bambino un po' particolare nei suoi atteggiamenti.
Una volta raggiunto l'Essex, Cora è molto felice della sua libertà e si mette a cercare fossili (la sua musa ispiratrice è Mary Anning, famosa paleontologa inglese) e qui si imbatte nelle notizie che riguardano una strana creatura, il serpente dell'Essex per l'appunto, che pare essere ritornato dopo molto tempo. Tramite amici, fa la conoscenza del pastore locale (e della sua famiglia), il reverendo William Ransome, il quale invece non crede affatto nell'esistenza di questa creatura leggendaria.
Iniziano ad esserci morti e sparizioni, che gli abitanti del paese imputano alla misteriosa creatura. Tutti dicono di averla vista in lontananza, ma alla fine nessuna descrizione o narrazione dei fatti è simile a quella di un altro... e si inizia a scatenare il panico nel paese, la gente è superstiziosa, impaurita ed è sospettosa, ci sono anche episodi di isteria collettiva. Cora e William cercano di indagare, sono due persone completamente opposte per come si approcciano a questo mistero ma anche alla vita e, tuttavia, diventano sempre più intimi.
Nel contempo, si sviluppano anche altre trame più personali, relazionali (amore e amicizia), psicologiche, religiose (conflitto con la ragione), mediche e anche sociali (ricchi/poveri e città/paese) che, secondo me, vanno ad arricchire tutto il romanzo.
E' un romanzo ambientato a fine Ottocento, ma con una narrazione e un taglio decisamente contemporanei e, infatti, gli stessi personaggi non sono intrappolati nei tipici canoni dell'epoca, ma sono più moderni. Il mix non è male, forse in qualche punto un po' stride rispetto all'idea che un lettore ha del "classico", ma nel complesso mi è piaciuto e nel romanzo troviamo anche scambi epistolari tra i vari personaggi.
Ci sono sicuramente elementi gotici: in primis i paesaggi (palude, nebbia, freddo, ecc.), poi sicuramente c'è la paura scaturita da una presunta creatura mitologica che infesterebbe le acque del paese... ma sono elementi che, seppur nominati più volte nel romanzo, per me stanno comunque sullo sfondo e servono solo a far partire le "vere" narrazioni (o, almeno, quelle che io considero più pregnanti nel romanzo).
Le donne qui hanno un ruolo: per esempio, Martha è socialista e ci parla delle condizioni delle abitazioni dei poveri e si muove in tal senso con le persone influenti; Cora è padrona della sua vita e può fare il maschiaccio senza dover rendere conto a nessuno del suo comportamento; Stella, la moglie del reverendo, è un personaggio apparentemente semplice ma che si rivela complesso. Queste donne, pur molto diverse, più volte mettono in discussione il fatto che siano gli uomini a pensare di dover decidere per loro.
L'autrice ha sicuramente fatto un lavoro di ricerca storia, in una sua nota a fine romanzo elenca i libri che l'hanno aiutata a elaborare il romanzo e alcune tematiche. Ottima la caratterizzazione dei personaggi, che hanno una loro psicologia, dei pro e dei contro, hanno punti di forza e debolezze e, come tutti gli esseri umani, talvolta sono risoluti e talvolta mostrano incertezza o ambiguità... e tutti, in qualche modo, si evolvono e questo mi è piaciuto. Secondo me è molto facile empatizzare con questi personaggi, seppur tutti diversi tra loro.
Allora, se tutto mi è piaciuto, cosa mi ha lasciato perplessa?
Il finale. Mi sembra, in qualche modo, interrotto rispetto alle vicende precedenti e mi dà un senso di incompiutezza... o forse sono io che, in fondo in fondo, speravo in un finale diverso.
Ho letto varie recensioni e mi sono fatta l'idea che non sia un libro proprio per tutti. Penso che occorra amare il periodo storico, le descrizioni, una scrittura più femminile e femminista, bisogna lasciarsi guidare dalle pagine e non dal titolo e, ultimo ma forse più importante, credo che sia un romanzo che verta molto sull'introspezione e sulla psicologia dei personaggi, quindi secondo me è necessaria quella sensibilità volta a farci mettere nei panni degli altri e riuscire a capirli.
Un uomo dovrebbe essere ciò che sembra
e chi uomo non è, uomo non dovrebbe sembrare.
Otello - William Shakespeare