Romanzo non semplice da approcciare e da scorrere, un ritmo lento ma proprio per questo coerente con la rappresentazione di uno spaccato sociale ben definito, quello contrassegnato dalla rigidità delle convenzioni della società puritana americana. Ma il filo narrativo si segue volentieri, e nel finale c'è un salto di qualità molto forte a livello emotivo e nella vicenda della storia d'amore tra Newland Archer e la contessa Olenska, storia riguardo cui ho anche intravisto, proprio nel finale, aspetti tipici della letteratura classica russa, il rigetto della realtà nel momento in cui si ha timore possa deludere le proprie aspettative ideali, anziché accettare compromessi o vie di mezzo. Elementi nobili, romantici, ma che a volte, come in questo caso, lasciano un pò l'amaro in bocca rispetto a delle conclusioni che personalmente avrei preferito nella trama. Il personaggio della contessa Olenska è tratteggiato in modo promettente nel suo anticonformismo rispetto alla mentalità dell'ambiente sociale della borghesia americana, ma ho avuto l'impressione che la sua personalità avrebbe potuto essere maggiormente sviluppata anziché limitarla prevalentemente nel metterla in luce relativamente al rapporto sentimentale con Newland. Ad esempio, dedicando un più ampio spazio ai suoi interessi, le sue letture, svaghi, rimarcando in modo maggiore il contrasto tra il suo modo di essere e le aspettative dell'ambiente americano, etiche e "di costume". Eppure è come se il suo spirito europeo, e in particolare dell'Europa orientale, riesca a imprimere una traccia nel racconto e in particolare nel finale e nella personalità di Newland, orientandola, come già detto, verso un romanticismo lontano dal pragmatismo tipicamente "yankee" (finale non a caso ambientato nell'europea Parigi).