Sulla scorta dei Buddenbook romani ho letto
Follia , di P. McGrath.
Adelphi, la case editrice, ce lo presenta come romanzo “neogotico”, e sinceramente non se ne comprende il motivo, visto che “il tetro manicomio criminale vittoriano”, immerso in una calda e soleggiata campagna inglese, non pare mai - all’interno o dall’esterno - così tanto inquietante come invece sarebbe lecito attendersi da una simile definizione.
Il punto di vista che McGrath chiede poi al lettore di adottare è solo apparentemente analitico. Perché è vero che la storia è “analizzata” da uno psichiatra, ma il suo occhio e di conseguenza il suo racconto non paiono poi così rigorosamente obiettivi, visto l’interesse e il coinvolgimento sentimentale che mostra di avere nei confronti di Stella, nonché l’ossessione che in qualche modo condivide con (o per) Edgar.
Questa tuttavia non è un’incongruenza narrativa, ma rappresenta la “sorpresa” finale che l’Autore vorrebbe riservarci: sorpresa un po’ telefonata, a dire il vero, visto che qualche sospetto in merito il lettore avrà forse modo di crearselo sin dall'inizio.
Ciò non toglie che la trama resti avvincente, nel senso che si è davvero invogliati a proseguire - anche solo "per vedere come finisce" - senza frapporre troppi indugi. Merito anche di uno stile ch’io non ho trovato affatto “freddo”, anche laddove magari ambirebbe ad esserlo: forse perché influenzato dalla similitudine di scene e stati d'animo riscontrabili in classici quali
La sonata a Kreutzer ,
L’amante di Lady Chatterley e – soprattutto -
M.me Bovary e
Anna Karenina , che senza troppi tecnicismi e/o pretese d'oggettività hanno comunque indagato a fondo intorno alle medesime tematiche.
In merito infine al “folle” rapporto amoroso al centro della vicenda, concordo con chi non ritiene che quella tra Edgar e Stella sia una storia d’amore, bensì con chi ci ha visto poco sentimento e tanta passione, soprattutto animalesca. E anche qui ci si potrebbe domandare come questa bruciante passione possa essere sopravvissuta al primo incendio: forse, io penso, perché entrambi bruciano di una passione preesistente e repressa che aspettava solo un pretesto (ed un partner) per divampare. In ogni caso, nonostante il persistere della passione e della follia, paragonarli (come ho ad un tratto sospettato facesse inconsciamente l'Autore) ad una sorta di Heatcliffe e Catherine dei tempi moderni mi parrebbe un po' forzato.
Insomma,
Follia è una lettura piacevole e interessante, a patto di non prenderla troppo sul serio
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