Ho finito di leggere "Complotto contro l'America" di Philip Roth, che è stato il Libro del mese di febbraio del gruppo dei Letturati (io ho fatto un po' di ritardo
).
Si tratta di un romanzo distopico, ambientato in America negli '40 del XX secolo. In poche parole ipotizza cosa sarebbe successo se le elezioni del 1940 fossero state vinte da un fascista tendente all'antisemitismo (Charles Lindbergh) e non da Franklin Delano Roosevelt. Il punto di vista prescelto è quello di una famiglia ebrea (madre, padre, 2 figli maschi).
Il romanzo mi è piaciuto, anche se non proprio leggero e un po' lento. A mio parere il suo pregio maggiore è la verosimiglianza. Roth rappresenta una realtà ipotetica senza grandi colpi di scena, ma molto plausibile.
E' interessante come vengono descritte le discriminazioni verso gli ebrei. Prima che nella legge o negli atti ufficiali, le discriminazioni si realizzano nei e negli atteggiamenti della gente e perciò sono molto più difficili da identificare e combattere.
Estremamente attuale poi il dibattito sulla guerra e sull'interventismo. La destra antisemita degli USA sosteneva posizioni anti-interventiste rispetto al conflitto in Europa. Il presidente Lindbergh era acclamato per aver assicurato la pace negli USA e aver salvato i giovani americani dalla guerra. Ogni riferimento a fatti attuali è casuale
A mio avviso il romanzo è
a contrario un inno all'America, pur nelle sue contraddizioni. Senza l'intervento degli USA nella II guerra mondiale, la storia sarebbe stata molto diversa.
Senza voler spoilerare molto, altrettanto attuale è il tema dell'influenza dei paesi stranieri sui governi. Qui credo che Roth pensasse molto a Russia-Trump.
Ho trovato interessante anche la rappresentazione della comunità ebraica e delle divisioni al suo interno.
Tutti i personaggi "famosi" descritti sono realmente esistiti. Alla fine del libro sono presenti brevi biografie (reali) di ciascuno.
Nel complesso, consiglierei il romanzo a chi è appassionato di politica e storia