Ottimo inizio Greta! Grazie per il tuo contributo!
Faccio un paio di premesse: la prima personale e la seconda di carattere generale sul libro.
Come molti di voi sanno, ho fatto studi tecnici, pertanto non ho mai avuto il piacere di studiare filosofia a scuola o all'università (tanto meno l'etica).
Mi approccio a temi come quelli trattati da questo libro con gli occhi spalancati e la bocca aperta di un bambino che vede una giraffa dal vivo per la prima volta

Forse sparerò qualche castroneria oppure, ancor più probabile, durante questa discussione mi esalterò per qualcosa che, a chi ha affrontato studi umanistici, potrà sembrare banale o ripetitiva ma vi prego, comprendete il mio entusiamo...
I'm an engineer
Veniamo invece alla mia premessa sulla premessa dell'autore
Ho apprezzato molto la premessa dell'autore perché risponde immediatamente ad una domanda molto importante secondo me, ovvero:
"Quello che leggeremo ha una sua potenziale applicazione nella vita reale di tutti i giorni?"
Io stesso avevo dei dubbi in merito quando mi fu presentato il problema protagonista di questo libro per la prima volta. L'autore però tiene subito a specificare che:
"
Gli esperimenti mentali sono progettati per testare le nostre intuizioni morali, per aiutarci a sviluppare principi morali e, quindi, per essere di qualche utilità pratica in un mondo in cui devono essere fatte scelte reali, e sono persone reali a potersi far male."
Detta così, uno potrebbe pensare: "OK, questa è la pr
omessa (più che la pr
emessa) che l'autore ci fa nella prima pagina del libro, quella che leggono tutti, per farci credere che non leggeremo "
fuffa" nelle prossime 214 pagine, invogliandoci a continuare".
Non a caso secondo me l'autore decide di iniziare il suo libro proprio raccontandoci di un episodio di vita reale, avvenuto durante la seconda guerra mondiale (Capitolo 1 - Il dilemma di Churchill).
Ho notato inoltre che lo scrittore racconta di aver sentito parlare della "
carrellologia" in lungo e largo, sia durante gli anni di università, che durante gli anni di dottorato e che questa è la normalità per chi compie studi come i suoi. Però ci dice anche che ciò che ha
riacceso il suo interesse sull'argomento
"
è stata la prospettiva sul problema portata da diverse altre discipline".
Più avanti, nel capitolo 2, in riferimento alla "carrellologia", l'autore scrive che
"
questo settore dell'etica ha infiltrato molte discipline tra cui la psicologia, il diritto, la linguistica, l'antropologia, le neuroscienze e la biologia evolutiva".
Di questo ne ho avuto immediata conferma lo scorso weekend. Durante il nostro raduno nazionale, parlavamo con Anna ed Antonio della lettura che avremmo affrontato insieme questo mese e, mentre raccontavo ad Antonio del tema trattato da questo saggio, lui mi ha detto che il problema del carrello ferroviario è divenuto oggetto di studio anche per chi si occupa di intelligenza artificiale (il suo settore di studio), "in relazione alla possibile diffusione delle autovetture autonome, i cui software potrebbero trovarsi a dover compiere scelte di guida in situazioni che implicano la soluzione di dilemmi etici" (fonte Wikipedia).
Ho trovato riscontro di quanto mi raccontava Antonio negli articoli che trovate di seguito (per chi volesse approfondire):
The Ethics of Autonomous Cars
www.theatlantic.com/technology/archive/2...onomous-cars/280360/
When Should Your Driverless Car From Google Be Allowed To Kill You?
www.forbes.com/sites/timworstall/2014/06...ll-you/#2641c1d5fa5b
The social dilemma of autonomous vehicles
arxiv.org/abs/1510.03346
Why Self-Driving Cars Must Be Programmed to Kill
www.technologyreview.com/2015/10/22/1654...-programmed-to-kill/
Sono contento dunque di iniziare un percorso di approfondimento su un tema che ha così tanti possibili risvolti anche nella vita reale!
Ma torniamo a Churchill e alla vicenda dei missili tedeschi.
"
L'agenzia di intelligence britannica, l'MI5, ha distrutto le false notizie inviate da Garbo e ZigZag, riconoscendo che se fossero mai venute alla luce gli abitanti dei quartieri meridionali di Londra avrebbero potuto non prenderla bene a essere stati usati in quel modo".
E come dargli torto? Analizzando la situazione dalla prospettiva degli abitanti del nord di Londra, la morte di quelli del sud sarebbe stata il male minore. Se fossimo stati nei loro panni, saremmo stati d'accordo con Churchill nell'agire come ha agito.
Ma se noi o i nostri cari fossimo stati della zona sud di Londra? È ovvio che la prospettiva sarebbe cambiata totalmente. Ed è qui che entra in gioco il politico o, nel primo esempio del carrello, quello denominato "Il ramo deviato", che entriamo in gioco noi.
Ovvero quel qualcuno "super partes", che in questo caso non ha alcun legame con le persone coinvolte, che è chiamato a decidere del loro destino.
Come dice Greta, ogni scelta politica comporta una valutazione costi/benefici e probabilmente favorirà qualcuno e sfavorirà qualcun altro. Questo è vero soprattutto all'aumentare delle persone su cui la scelta politica avrà un impatto. Sarà per questo che talvolta i politici preferiscono non dover scegliere?
Nel caso del "Ramo deviato" però il non agire comporta la morte di cinque persone, che potremmo salvare semplicemente azionando una leva, a discapito però di una sesta persona, che morirebbe a causa della nostra azione.
Se c'è qualcuno che ne sa un po' di legge: non agire sarebbe considerato omissione di soccorso? O al contrario intromettersi potrebbe farci avere una condanna per omicidio?
Premesso che questa domanda è davvero interessantissima e che anche io sarei curioso di sapere come il problema del carrello ferroviario viene affrontato nel diritto e se casi del genere sono mai stati trattati in un'aula di tribunale, cosa farei io ancora non lo so... forse mi sarò fatto un'idea più precisa dopo aver letto questo libro! O magari no... in fondo il dilemma del carrello viene dibattuto da quasi un secolo senza che sia stato individuato il modo oggettivamente corretto di comportarsi... con tutta la fiducia che ripongo in questa Community, scusate, ma non penso che la risposta la troveremo noi!
Però è bello rifletterci e quindi dico che, da un certo punto di vista, sarei tentato di agire scegliendo quello che moralmente riterrei essere
il male minore, ovvero la morte di un singolo invece che dei cinque.
L'autore stesso conferma che:
"
La maggior parte delle persone sembra ritenere non solo che sia lecito deviare il treno verso il binario secondario, ma che sia addirittura doveroso, un obbligo morale".
Però chi siamo noi per decidere? E se ci astenessimo dalla scelta? Saremmo come i politici che amiamo tanto criticare! Però abbiamo davvero tutta la visione d'insieme per poter operare una scelta del genere? Ma soprattutto, riusciremmo davvero a scegliere se ci trovassimo in una situazione reale come quella in cui si trovò Churchill? Purtroppo, rispondere come ha risposto Gordon Brown durante la conferenza, è solo un'astuta scappatoia per non rispondere alla domanda. Forse perché una risposta non c'è... ?