Trovo l´argomento e le vostre riflessioni molto interessanti, ma non sono sicura di aver capito bene visto che mi sembra un tema piuttosto complesso, quindi scusatemi se rispondo con cose che non c´entrano niente
. Premetto che non ne so di più, come invece ci ha chiesto Greta, ma dal momento che l´argomento mi ha dato da pensare, dico semplicemente i pensieri che mi sonn venuti leggendovi
Io mi ritrovo un po´ con i filosofi che concordano con gli scienziati, ma che pensano che il libero arbitrio sia in realtà forse altro. Non necessariamente l´essere libero di agire senza una pistola puntata, ma più che altro che il libero arbitrio si può esprimere in tanti piccoli elementi ed è un po´ difficile fare una distinzione netta, o bianco o nero, sulla sua esistenza, perchè fatalità (o determinismo? insomma, qualunque sia il contrario di libero arbitrio) e libero arbitrio secondo me convivono.
Ad esempio, è verissimo che l´ambiente condiziona tantissimo le scelte che facciamo e la persona che diventiamo, ma allora fratelli praticamente coetanei e cresciuti insieme non dovrebbero condurre vite radicalmente diverse. Semplicemente uno dei due a una certa decide che si sente di fare qualcosa di completamente diverso rispetto a quel che ha sempre conosciuto, mentre l´altro si rende conto che è felice di vivere come ha sempre vissuto; o magari sente di non avere il coraggio di fare quel che fa il fratello, perchè prendere una decisione cosi lo farebbe stare magari peggio e preferisce non lasciare la vecchia via, dove sa giä cosa troverà. Tuttavia, sicuramente il ventaglio di decisioni e scelte che possono portarci a diventare l´individuo che siamo è limitato dai fattori di cui avete parlato voi, e che quindi la nostra possibilità di scelta è indirettamente limitata.
Dite che non serve a molto rimpiangere scelte fatte e che se lo facciamo è solo perchè siamo cambiati noi e la nostra prospettiva rispetto a quel momento. Su questo concordo tantissimo, anzi, io che vivo nei sensi di colpa e rimpiango perennemente di aver fatto scelte sbagliate, ho trovato molto conforto quando qualche anno fa ho cominciato a far sempre più mio il pensiero che se ho agito in un certo modo è perchè evidentemente in quel momento pensavo fosse la cosa migliore, altrimenti non avrei fatto cosi, e che quindi non c´erano alternative. Però non credo che questo processo di consapevolezza non serva a molto, perchè ci porta in realtà a prendere le decisioni successive, a prepararci a prenderle, a farci capire meglio cosa vogliamo.
Riguardo all´aspetto giuridico, anche lä secondo me c´è una zona grigia: magari la natura ha avuto un effetto determinante sul delitto commesso e l´individuo non poteva farci niente (mi viene in mente la canzone La rana e lo scorpione degli 883, tratta da Esopo, in cui la rana si fa convincere a trasportare lo scorpione da una parte all´altra del fiume e una volta arrivati, lo scorpione la punge lo stesso, perchè "è la mia natura") , ma credo che in tantissimi casi la razionalità, e quindi chiedersi se si sta facendo la cosa giusta, possa prevalere sull´istinto.
Ecco, spero di aver capito bene l´argomento, altrimenti scusatemi