SONDAGGIO IN ATTESA DI APPROVAZIONE
"Stoner", John Williams, pp. 332 - Cat. 2. Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico
William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarantanni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l'autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. È il caso che abbiamo davanti.
"Momenti straordinari con applausi finti", Gipi, pp. 167 - Cat. 8. Fumetto
l'opera più intensa, complessa e graficamente sconvolgente della carriera di Gipi. È la storia di un figlio, abituato a far ridere il pubblico con il sarcasmo dei suoi monologhi, che si ritrova al capezzale della madre senza sentimenti né parole. Quella di un gruppo di cosmonauti, in viaggio da millenni da un pianeta all'altro, che si scoprono persi in un vicolo buio e cieco. Di un uomo delle caverne e di un grido, primordiale e inconsolabile, che riecheggia nelle orecchie e chiede di essere decifrato. Le linee narrative si intrecciano e i piani temporali si sovrappongono, in un crescendo di emozioni che incalzano pagina dopo pagina. Gipi si immerge in quella zona oscura dove si nascondono le immagini che credevamo perse: grumi di memoria che non soltanto sono al centro di questo racconto, ma sono anche il motivo per cui è nato il linguaggio a fumetti. Un resoconto limpido e avventuroso, corrosivo e comico, spietatamente onesto, che fa di questo libro un classico istantaneo.
"Un altro tamburo", William Melvin Kelley, pp. 246 - Cat. 7. Fantascienza
Alla fine degli anni Cinquanta, in uno stato immaginario dell'America segregazionista, Tucker Caliban vive e lavora nella piantagione della famiglia Willson, come suo padre e i suoi antenati; ma, diversamente da loro, Tucker è riuscito a comprarne una parte. Finché un giorno, davanti agli increduli abitanti della città vicina, sparge sale sul raccolto, uccide il bestiame e dà fuoco alla propria casa, partendo poi con la famiglia senza voltarsi indietro. Ben presto la popolazione bianca capisce che è solo l'inizio: tutti insieme, come in un corteo interminabile, i neri abbandonano le case e i lavori, prendono automobili e treni, si trasferiscono altrove, a nord. E i bianchi si ritrovano soli con il loro benessere improvvisamente interrotto, incapaci di capire e perfino di immaginare una vita futura che non sanno più come vivere. William Melvin Kelley ha scritto "Un altro tamburo" più di cinquant'anni fa, nel momento più aspro della lotta per i diritti civili. E con le voci dei personaggi bianchi, ora dolorose e impotenti, ora attonite e rabbiose, racconta di ineguaglianza e ingiustizia, ma soprattutto di coraggio e amor proprio, consegnando ai lettori un indimenticabile inno alla libertà, a quell'aspirazione senza tempo che ha il potere di cambiare le vite personali e il corso della Storia.
"Leggere bei libri ti toglie per sempre il piacere di leggere quelli brutti" - La società letteraria di Guernsey, Mary Ann Shaffer
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