Ho terminato la lettura di questo breve saggio e devo dire che nel complesso mi ha soddisfatto ed è stato in grado di farmi riflettere su molte cose (oltre a far ingigantire la mia Readlist visti i continui riferimenti dell'autore ad altri saggi con i quali approfondire i vari temi che affronta nel suo libro).
È una lettura che consiglio a chiunque, indipendentemente dal proprio ambito lavorativo.
Tra i vari capitoli, ho apprezzato molto quello intitolato "Piccoli grandi cambiamenti", in cui l'autore parla di
una delle fregature più grandi della nostra epoca, il multitasking, che Gary Keller e Jay Papasan nel loro libro
Una cosa sola (aggiunto immediatamente alla Readlist) definiscono: "Una grossa bugia che in teoria sembra fantastica, ma in pratica non è né efficace e né efficente". Anche se la descrizione che ne dà l'artista Steve Uzzel è più divertente: "Il multitasking è l'opportunità di incasinare più di una cosa per volta".
Non so voi ma io mi ritrovo quotidianamente a combattere con questo genere di situazioni nel mio lavoro, nonché a combattere con me stesso nel riuscire a trovare un modo per lavorare in maniera ordinata, senza farmi trascinare dalle urgenze che scavalcano le urgenze mentre stai gestendo urgenze (
), che nel giro di qualche minuto, ogni giorno, rischiano di far saltare i piani della mia giornata lavorativa e le precedenti priorità che mi ero dato. Eppure mi sembra sempre più evidente che il mondo del lavoro si stia spostando verso una direzione pericolosa, in cui si pretenderebbe che fossimo multitasking quando in realtà il nostro cervello non è fatto per lavorare così. Ed è scientificamente provato! Eppure ci sono persone che continuano a vantarsi di essere dei multitasker provetti e aziende che apprezzano questo tipo di profili.
Lancio una provocazione: e se apprezzassero i multitasker perché hanno la parvenza che ciò gli permetterà di assumere meno persone risparmiando sui costi del personale?
Dimenticando però che:
Passare da un compito all'altro ha infatti un costo, che non ci rendiamo conto di pagare. Secondo le ricerche presentate dai due autori, questo costo ha un impatto sul tempo extra per completare un compito che va dal 25% al 100% in più. Quindi mentre hai l'illusione di fare due cose in parallelo e ottimizzare i tempi, stai facendo l'esatto contrario, con il rischio di metterci il doppio del tempo. Tutte le volte che lavori su due o più attività in parallelo stai suddividendo la tua concentrazione e abbassando la qualità di tutti i risultati.
Quest'ultimo aspetto è quello più importante a mio modo di vedere. Lavoriamo per realizzare prodotti/servizi/risultati e il nostro target dovrebbe essere sempre la consegna del
valore. Per consegnare "valore", certamente dobbiamo avere chiari gli obiettivi degli utenti finali cui si rivolge il prodotto/servizio/risultato ma cosa altrettanto importante secondo me è che dovremmo sempre ambire a consegnare elementi di qualità.
Il multitasking fa abbassare questa qualità, innalzando il rischio di rilavorazioni.
Peraltro, nel mio caso ad esempio, l'abbassamento della qualità di ciò che produco mi stressa e genera insoddisfazione, frustrazione.
Il consiglio dell'autore a tal proposito è:
In un mondo che ci spinge a fare sempre di più dobbiamo fare l'esatto contrario: dobbiamo ridurre. Smettere di ragionare sulle cose che possiamo fare e iniziare a ragionare sulle cose che dovremmo fare. Questo significa essere onesti con noi stessi, capire che non tutte le attività hanno la stessa importanza e dare la priorità a quelle che se lo meritano.
E voi nel vostro lavoro come siete messi? Vi è richiesto o vi capita di dover lavorare
contemporaneamente a molte attività? Se sì, come vi siete organizzati?