Domenica 27 ottobre ci siamo trovati in una location nuova: il Kinotto Bar, in zona stazione, per parlare del romanzo “Memorie di una geisha” di Arthur Golden. Erano mesi che io (si, esatto, proprio io) provavo a convincere i miei compagni a leggere questo libro perché, oltre ad essere stabilmente presente nella mia “pila della vergogna”
(l’insieme dei libri che compri ma che rimangono per mesi e anni nella libreria a guardarti e giudicarti), ero davvero molto curiosa di leggerlo. Sono perciò molto felice che questo libro abbia riscosso molto successo! Nonostante la descrizione nei minimi dettagli della vita da geisha di Chiyo/Sayuri, il libro è sorprendentemente scorrevole e tiene il lettore con la testa fra le pagine. La storia è talmente coinvolgente che più si va avanti nella lettura e più ci si ritrova immersi nelle vie di Kyoto tanto da vivere i suoi rumori, i suoi profumi, le sue luci e le sue forme. Un esempio di ciò lo abbiamo con la rappresentazione dettagliata della manifattura dei kimono, che emerge nelle tante descrizioni raccontate sul mondo delle geisha, che tutti quanti abbiamo particolarmente ammirato.Sicuramente controverso è il personaggio di Hatsumomo, la bellissima e spietata geisha “antagonista”: é lei in buona parte del libro la figura chiave che tiene viva la scena e in tensione il lettore. Nel momento infatti in cui la sua figura viene meno, e con essa anche la rivalità con Sayuri, la storia diventa leggermente più noiosa, salvo poi tornare a tenerci sulle spine nel momento in cui arriva la guerra a fare da sfondo al racconto.Unico lato negativo riscontrato da una parte di noi è la natura della trama a volte un po’ troppo “americanizzata”, quasi come dovesse per forza allinearsi agli schemi della commedia romantica da film, confermata anche dal lieto fine stesso dell’opera (sicuramente bello ma forse non necessario a nostro parere). P.S. Abbiamo scoperto che nel gruppo ci sono tanti appassionati di Giappone, o comunque della cultura asiatica!