Padri e figli di Turgenev è sicuramente un romanzo dell'ottocento, pubblicato nel 1862, lo scrittore ci presenta con il suo protagonista Barazov, il primo nichilista, il "primo uomo nuovo" della narrativa russa, il quale però non ha niente da rispondere a chi gli chiede se si prepara ad "agire" con gli altri compagni di fede.
Interessante è confrontare il romanzo di Turgenev a I Demonidi Dostoevskij, scritto solo una decina di anni più tardi e misurare la vertiginosa accelerazione subita dal corso delle idee e della pratica politica russa.
"Ma la differenza è profonda: Dostoevskij sottolinea violentemente la continuità fra padri "liberaleggianti" e figli "nichilisti", Turgenev oppone invece le due generazioni, secondo l'impostazione più diffusa di questa tipico tema della società democratica russa fra anni '50 e anni '60. Era specialmente di moda, questo "tema" prima della Grande Data del 19 febbraio 1861, la "Liberazione" dei contadini dalla servitù della gleba, la quale più che riformare attivamente e liberamente la società russa, introdusse ulteriori contraddizioni, esplosivi, contrasti, crisi economico-sociali profondissime. E radicalizzò di colpo la lotta fra "Intelligencija democratica," in genere d'estrazione non nobiliare e struttura governativa,
Tutto il fronte "giovane", radicale, si preparava alla rivoluzione; programmi d'azione immediata o a scadenza ravvicinata vengono elaborati."(con l'aiuto dell'Introduzione di Giovanni Buttafava)
In questo clima politica di colloca il romanzo di Turkenev anche se la politica qui appare solo sullo sfondo e compaiono i personaggi perfettamente caratterizzati, le fattorie o case di campagna e oltre agli uomini di due generazioni, anche le donne: le quali sono una caratteristica tipica dl romanzieri russi. Le donne: ci sono quelle assennate, diciamo equilibrate che di conseguenza di comportano, e ci sono quelle molto originali, volitive e autonome.
Ne consiglio la lettura anche alle giovani lettrici del club che non credo si annoieranno, anzi!
"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)