incredibile ma vero, sul forum non c'è un post dedicato a questo famosissimo libro! (fatta eccezione per un brevissimo resoconto di un incontro del GdL di Napoli risalente a qualche anno fa che aveva per oggetto questo romanzo). e tuttavia so per certo che molti di voi l'hanno letto, e così ho pensato che potrebbe essere interessante scambiarci opinioni a riguardo.
ho terminato la lettura qualche settimana fa e ancora ogni tanto il pensiero ci ritorna, inaspettatamente e senza preavviso. mentre spremo un limone in una brocca d'acqua, ad esempio, non posso non pensare alle limonate superzuccherate del Dottor Pereira.
ho letto il romanzo mentre ero in vacanza in Portogallo, ad agosto. conosco bene Lisbona: avendoci studiato per qualche mese all'università ed essendomene innamorata, ci torno spesso. conoscevo dunque i luoghi descritti da Tabucchi. ma leggere quelle pagine proprio lì, vedendo davanti a me la luce inconfondibile delle giornate d'agosto lusitane, è stata una combinazione perfetta.
la trama non è particolarmente complessa, e il ritmo del romanzo è molto lento. e tuttavia sta proprio in questo, a mio parere, la bravura dell'autore. nel suo saper descrivere in maniera così perfetta una società immobile, resa ancor più rigida dall'alba di una terribile e lunghissima dittatura. ma c'è più di questo. Tabucchi conosceva bene, ed è facile capirlo leggendo quest'opera, il modo in cui il tempo stesso in Portogallo sembra rallentare: le ore si fanno più lunghe, le giornate piene di luce sembrano quasi infinite. non ha senso affrettarsi, correre, sudare, quando si può tranquillamente aspettare il tram seduti su una comoda panchina. che senso ha svegliarsi all'alba in un Paese in cui comunque niente funziona prima delle nove? ed è inutile amareggiarsi e cercare di combattere questa tendenza universale alla rilassatezza. si rischia solo di farsi il sangue amaro. l'unica soluzione è abbandonarsi al dolce e lento scorrere del tempo, lasciare che i minuti si facciano ore, con calma, rallentare anche il battito cardiaco, dare inizio a una condizione di semi-letargo e scoprire il piacere che una vita del genere può dare, soprattutto se si viene da una società frenetica e ansiosa come la nostra.
ecco, nelle pagine di Tabucchi ho ritrovato la quintessenza del Portogallo che conosco.
ho apprezzato anche molto la delicatezza con cui descrive una dittatura che ovviamente non ha potuto conoscere in prima persona. sono soprattutto accenni, dialoghi, intromissioni nella quotidianità di Pereira. a cui fa però da contraltare l'irrompere della figura di Monteiro Rossi, giovane studente tanto passionale quanto ingenuo. la dittatura di Salazar ha avuto e in parte ha ancora oggi conseguenze disastrose sulla società lusitana ma anche sulla mentalità stessa dei portoghesi. e allora un altro motivo per cui sono contenta di aver letto questo libro mentre ero in Portogallo è che ho potuto subito dopo visitare il Museu do Aljube – Resistência e Liberdade di Lisbona, interamente dedicato alla memoria della dittatura, alla terribile Pide (la polizia politica portoghese), alla resistenza.
le ultime pagine del romanzo, dal momento in cui la polizia irrompe nella casa di Pereira, sono difficili da dimenticare e lasciano l'amarezza di una situazione impossibile da combattere, in cui la fuga, l'abbandono di una nazione che ormai di patria non ha più nulla, è l'unica soluzione.
erano anni che mi ripromettevo di leggere il capolavoro di Tabucchi e sono felice che le circostanze abbiano creato condizioni favorevoli a una lettura così piacevole e consapevole.
e voi che l'avete letto, cosa ne pensate?
"Leggere bei libri ti toglie per sempre il piacere di leggere quelli brutti" - La società letteraria di Guernsey, Mary Ann Shaffer