Con il gruppo dei Letturati di Roma (oltre che su consiglio di Giami/Miriam

) ho letto il famoso "Cristo si è fermato a Eboli". Anche se l'ho letto con la consueta lentezza, il libro mi è piaciuto moltissimo. In breve, narra del soggiorno che Levi fece da confinato in Lucania durante il fascismo.
Moltissimi sono i temi toccati da Levi, che descrive magistralmente un tipo di società che a mio avviso ancora esiste, seppur in misura minore.
Levi sostiene che la società di contadini in cui si trova sia "senza Stato", ossia un mondo estraneo e in certa misura indipendente rispetto allo Stato e ad esso contrapposto. Io credo che questo si percepisca ancora in alcuni ambienti del Sud Italia, in cui la società segue regole proprie e "parallele" rispetto a quelle statali. Da un punto di vista giuridico, la prospettiva che meglio spiega questo fenomeno è quello della pluralità degli ordinamenti giuridici.
In questa prospettiva, il rapporto tra cittadino e Stato è di estraniamento e lotta. Levi narra di un uomo che raccontava con sincero orgoglio una vera e propria truffa allo Stato. Questo, in forme più o meno evidenti, avviene ampiamente anche ora.
La società descritta da Levi non solo non ha Stato, ma neanche religione, o almeno religione cristiana. Si racconta, ad esempio, la processione di una Madonna che "
non era la pietosa madre di Dio, ma una divinità sotterranea, nera delle ombre del gremo della terra, una Persefone contadina. Una dea infernale delle Messi". Io rivedo tantissimo di questa descrizione nelle feste dei Santi patroni del Sud, ad es. S. Gennaro a Napoli, S. Agata a Catania. Qui, a mio avviso, non c'è nulla o quasi di cristianesimo. C'è superstizione e follia da riti dionisiaci.
Molto interessanti anche altre osservazioni direi "sociologiche". Ad es. la contrapposizione tra paesi piccoli e paesi grandi. Nei primi le passioni sono "
più semplici, elementari, ma non meno intense", sicché le persone "
trasformano la propria delusione e la propria noia mortale in un furore generico, in un odio senza soste, in un perenne risorgere di sentimenti antichi, e in una continua lotta per affermare, contro tutti, il loro potere nel piccolo angolo di terra dove sono costretti a vivere".
Altro passo interesse e quanto mai attuale: "
l'Italia è il paese dei diplomi, delle lauree, della cultura ridotta soltanto al procacciamento e alla spasmodica difesa dell'impiego".
La soluzione "politica" che Levi prospetta per la "questione meridionale" è l'autonomia locale: "
lo Stato non può essere che l'insieme di infinite autonomie, una organica federazione". La Costituzione ha inteso realizzare, più o meno, questa prospettiva, ma non mi sembra che le cose siano cambiate molto.