Pearl Bucks è una scrittrice statunitense, che ha vissuto i primi anni dell'infanzia in Cina, poiché il padre era un missionario presbiteriano.
Proprio in Cina è ambientato questo romanzo, primo di una trilogia, dedicata alla famiglia Wang.
E' un giorno importante per Wang Lung, un contadino dedito al proprio lavoro ed al proprio pezzo di terra, che vive solo col padre: sta per recasi alla casa dei ricchi signori Hwang a prendere la propria sposa: una giovane schiava, di poche parole, non molto graziosa, per volere del padre, perché "le donne belle non hanno altro pensiero che scegliere vestiti che si intonino con la loro faccia". Del resto a loro occorre una donna che curi la casa e procrei figli, soprattutto maschi. Così inizia la storia di questa famiglia, che legata alla propria terra, parte dal niente e attraverso la prosperità, poi la carestia, la povertà, i figli, la ricchezza, si evolve di generazione in generazione e si accresce numericamente, intrecciando la propria storia anche a quella di altre persone.
E' una storia che si svolge in Cina, ma ci si accorge giusto per i nomi e per la tanta presenza del riso, perchè ci sono similitudini col passato di molte civiltà e paesi.
La storia è infatti quella della scalata sociale di un uomo e della sua famiglia, chiaramente di stampo patriarcale, essendo in una Cina degli inizi del Novecento.
La Bucks secondo me è anche particolarmente brava a descrivere la condizione femminile di quei tempi. Un personaggio per cui mi sono veramente commossa, di cui avrei voluto prender le difese e per cui ho provato molta empatia, è quello di O-lan, la moglie di Wang Lung: una donna che partorisce tutti i figli tagliandosi il cordone da sola, e che dopo poco tempo prende la zappa e torna a lavorare. E' anche colei a cui la famiglia dovrà una parte delle sue ricchezze, per via di un pacchettino di gioielli, di cui lei chiederà di tenere solo due perle che non indosserà mai, ma che accudirà nel proprio petto. Eppure le viene sempre ricordato solo che è brutta e non le si renderà mai conto dei suoi meriti, se non alla morte.
Nel 1938 Pearl Bucks ha vinto il premio nobel per la letteratura, proprio per aver saputo caratterizzare al meglio la Cina e le storie di quei tempi.
Per me è uno di quei romanzi che vanno letti, per capire la società, per capire come siamo: tutto il mondo è paesi, i tempi cambiano, ma tante cose si ripetono.