Avevo letto tempo fa la Suite Francese della stessa autrice, l'ho trovato molto bello, così mi sono dedicata alla lettera di questo suo ultimo romanzo, che mi pare più adatto alla lettura di un circola ebraico che a quello di un vasto pubblico, il quale potrebbe rischiare di non comprendere alcune cose essenziali in ambito culturale judaico-russo ucraino di quell'epoca.
A me il romanzo non è piaciuto, troppo triste, sebbene ammetto che l'ambiente descritto sia quello degli ebrei poveri, sia quello degli ebrei ricchi, rispecchia la verità. Penso che però ci siano nelle situazioni descritte un eccesso di compiacimento, e ad alcuni personaggi, con la scusa che sono cugini, vengono dati gli stessi attributi, fisici e anche psicologici. La protagonista, Ada, è un personaggio molto irreale, non è mai esistita una donna di quel tipo se non nella fantasia dell'autrice. Niente a che veder con Keila la Rossa, che molti lettori del nostro CdL hanno avuto modo di leggere anni fa nella lettura del mese.
Si può pensare che l'autrice, molto sfortunata, abbia voluto creare un ideale in mezzo a tanta reale descrizione. Non è da dimenticare la personalità e le scelte di Irene, che dall'ucraina dove era nata, si è trovata a vivere in Francia, nel 1939, (anno più anno meno) probabilmente a seguito delle leggi razziali dell'epoca, si è convertita al cattolicesimo, credendo di salvarsi, invece avrebbe dovuto scappare in America, perchè alcuni anni dopo venne presa e portata in un campo di concentramento dovo mori un mese dopo di tifo.
Insomma un romanzo che a me non è piaciuto per nulla, e mi ha fatto ricordare ancora una volta, le donne e gli uomini di ricchi della comunità ebraica di M. soddisfatti e boriosi esattamente come vengono descritti con un certo disprezzo dalla Nemirosvskj. Certo non gli rende un bel servizio, ma devo ammettere che in effetti sono proprio così, anche oggi.
"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)