Tra sabato e domenica ho letto questo romanzo e me lo sono goduto fino in fondo. A me l'autrice piace, anche se talvolta trovo che alcuni personaggi, specie quelli femminili, siano eccessivi.
Jezabel si apre con il processo a Gladys, una signora molto bella, molto ricca e dall'età imprecisata, accusata di aver sparato a un giovane ventenne. Durante il processo si nota come da un lato della vittima con frega niente a nessuno o, meglio, frega solo per trovare dei sordidi collegamenti con la donna. E' la donna che viene processata, non tanto per il gesto in sé, ma per la sua morale, le sue intenzioni, la sua vita. Non mancano accuse, vere o presunte fino a quel momento, sul fatto che fosse libertina, una poco di buono, una cortigiana e, quando vengono interrogati i testimoni, ci sono parole di rispetto e di indulgenza se i libertini sono uomini. Insomma, sono passati quasi cent'anni da quando è stato scritto questo romanzo, ma mi pare vergognosamente attuale visto che le donne, ancora oggi, sono sempre colpevolizzate per la loro morale o presunta libertà sessuale, sia che siano vittime (vedi i casi di stupro) sia che siano carnefici.
Comunque, una volta concluso questo primo capitolo introduttivo (il processo), quelli seguenti fanno riferimento alla vita di questa donna. Stando alle tre righe della mia edizione Adelphi, si tratta di una donna tratteggiata sulla figura della madre della Némirovsky (tanto per cambiare) ma, fino alla fine, per quanto pessima devo dire che non sono riuscita ad odiarla! Nonostante sia stata portata all'esasperazione, mi è risultata reale, una donna all'apparenza forte e spietata, ma fragilissima perché ha questo continuo bisogno insaziabile di essere amata. L'amore da lei mostrato e il suo corpo, la sua bellezza, sono solo dei mezzi per raggiungere questo scopo, senza questi strumenti è convinta di non poter essere amata. Credo sia una donna vuota dentro (e forse lo sa anche lei, altrimenti non riesco a spiegarmi la sua smania), senza sentimenti, non sono affatto sicura che ciò che prova per il conte e per la figlia siano veri sentimenti,
Triste è anche il rapporto con il conte perché, dal mio punto di vista,
La scrittura della Némirovsky mi piace, come ha già detto Bea è tagliente e restituisce benissimo le emozioni della protagonista! La storia mi ha preso molto e ho trovato difficile staccarmi dalla lettura perché ero curiosa di capire come si era arrivati al processo. Il titolo fa riferimento al personaggio omonimo di una tragedia di Racine,
Athalie, proprio per via del sogno che fa Gladys molto simile a quello della tragedia teatrale; ovviamente è legato anche alla regina biblica, in senso negativo come donna malvagia che seduce con le sue arti ingannevoli, visto che Gezabele pare sottomettesse il marito (vero re), amministrasse il potere e abbia voluto creare un nuovo culto religioso in contrapposizione a quello ebraico.
Ad ogni modo, ogni volta che leggo di un personaggio femminile della Némirovsky ricalcato sul modello della madre, ho sempre la curiosità di saperne di più: non so farmi una idea oggettiva di questa figura femminile, nel senso che non so se l'autrice sia rimasta in qualche modo traumatizzata (penso di sì) e che quindi esagerasse certi aspetti perché li percepiva così o che li esagerasse per odio e fosse quindi un tentativo per offendere la propria genitrice, o se la madre fosse davvero questa donna così terribile, fredda, anaffettiva.
Di seguito alcune frasi che mi sono piaciute:
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Ci resta sempre in fondo al cuore il rimpianto di un'ora, di un'estate, di un fuggevole istante in cui la giovinezza si schiude come una gemma.
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Lei amava proprio questo, e proprio questo la eccitava: provare costantemente a se stessa il suo dominio sugli uomini.
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Un amore tenuto segreto a lungo, a lungo chiuso nel cuore, invecchiando diventa amaro, si corrompe e si trasforma in acre risentimento.
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Ma quello che soprattutto la gettava nella disperazione era il pensiero che, per la prima volta in vita sua, si trovava davanti a un uomo che in lei vedeva soltanto la madre della sua fidanzata, l'ostacolo alla sua felicità...