Ho finito anche io la lettura e ho trovato Shiraha detestabile dalla prima all'ultima pagina perché, oltre ad avere idee sulle donne ferme all'era della pietra (e mi è stato detto che le donne in Giappone sono considerate ben poco, quindi forse è uno spaccato vero della società), lo reputo proprio una sorta di magnaccia.
Anche io, come Bea, penso che in questo caso il konbini sia effettivamente la salvezza per la protagonista perché è come se avesse trovato il suo ruolo e il suo significato nel mondo... e alla fine, se lei è felice e non fa male a nessuno, qual è il problema? Non farà un lavoro "canonico" per una 36enne secondo i giapponesi, ma chi se ne frega.
E' chiaro che il konbini non pretende l'efficienza lavorativa al 100%, lo capiamo quando il suo responsabile fa del becero gossip sulla sua vita e quando lei, una volta licenziata, entra nell'altro market e le cose sono sottosopra, ma è Keiko che vive la sua vita in funzione del konbini perché vuole sentirsi "utile" e per lei l'utilità è essere efficiente al 100%. E' il suo modo di sentirsi viva, utile, felice e ben venga, allora! Ognuno ha i suoi standard e i suoi parametri su come vivere la vita, su come essere felici e via discorrendo. Anche su questo sono molto d'accordo con Bea. Insomma, vivi e lascia vivere!
La pressione sociale sull'essere donna, fare figli, lavoro fisso, ecc. è veramente orribile. I dialoghi dei mariti delle amiche di Keiko sembrano essere surreali, anche se poi molti occidentali in verità la pensano così anche oggi. In tutte le famiglie che conosco si ripete sempre la solita tiritera ad un certo punto: "E il fidanzato? / E quando ti sposi? / E quando fai i figli? / Non ti puoi permettere di perdere tempo, ormai sei grande...", non mi sembra sia poi molto diverso, alcuni non lo fanno nemmeno con il dovuto tatto.
Ho trovato di una verità disarmante queste due frasi che, secondo me, racchiudono tutto il libro:
- "Gli altri non si fanno scrupoli e perdono ogni freno davanti a tutto ciò che esce fuori dall'ordinario, pretendono delle spiegazioni e sono convinti di avere il diritto di sapere tutto."
- "In questo piccolo mondo che si regge sulla normalità gli elementi estranei devono essere eliminati, uno dopo l'altro, in silenzio. Le presenze anomale vanno scartate."
Sapevo che il romanzo non sarebbe stato nelle mie corde perché le tematiche contemporanee, proprio perché attuali, mi rendono sempre un po' "depressa" e perché, ormai lo sanno pure i muri, preferisco altri generi letterari, però è stata sicuramente una lettura interessante, pur nel suo stile semplice, perché mi ha portato a riflettere ancora di più su questioni che, alla fine, sono davvero universali nel mondo contemporaneo: cambia la cultura, ma il "diverso" è sempre visto male e il "ruolo della donna" presuppone che la stessa debba solo essere una moglie e una madre, nient'altro.
L'autrice non mi è dispiaciuta, credo che in futuro leggerò un altro suo titolo, magari
I terrestri, anche se so essere disturbante, ma vediamo!