Ho terminato la lettura e a me è piaciuto, forse perchè ha rispecchiato le mie aspettative e avevo semplicementre voglia di un libro che si lasciasse leggere bene ma che non fosse troppo banale. Il personaggio di MOnique mi è piaciuto molto allì inizio e alla fine, in tutta la parte centrale invece decisamente troppo moscia, anche la parentesi con il suo ex marito l'ho trovata inutile, giusto per dire che Monique grazie a Evelyn è cambiata, ha capito chi è, cosa vuole essere e cosa vuole, ma mi è risultato un messaggio troppo buttato lì, manca la costruzione dell' evoluzione di Monique, perchè la narrazione è incentrata al 100% sulla storia di Evelyn e non abbiamo molti spunti su come questa storia influisca su Monique. Lo stesso anche un po' per Evelyn, che la trovo molto più interessante nella parte che racconta piuttosto che nella lei del presente, che anche mi sembra abbia un personaggio che rimane solo in superficie. Però la storia della sua vita mi è piaciuta, all'inizio pensavo fosse impossibile e noiosa una storia con sette mariti, vorrebbe dire tutte relazioni supeficiali, però mi sono ricreduta è mi è risultata una storia molto realistica (se si prende come realistica la realtà della Hollywood anni 50-80). In particolare penso che il libro dimostri molto bene come l' amore e le relazioni siano difficilmente etichettabili, ciascuna è unica, magari non siamo coerenti nei rapporti che abbiamo ma perchè ogni relazione è diversa, ci cambia, fa emergere in noi bisogni o priorità che invece in altre relazioni non sentiamo. Penso la relazione con Celia sia un ottimo esempio di come i sentimenti abbiano un'importanza più determinante rispetto alla struttura sociale in cui di solito li collochiamo: Evelyn è palesemente non lesbica e inrealtà forse neanche bisessuale come si definisce, visto che in realtà afferma che non ha mai provato interesse per altre donne: è attratta e ama Celia per la persona che è, è un sentimento che non si riesce quindi a classificare, ma che non per questo è meno importante di relazioni che invece sulla carta possono darci tutto e possono risultare perfette. Ho anche apprezzato tantissimo la relazione con Harry e come si ritorna sul concetto di quel tipo di relazione anche con l'esempio di Monique: sì, l'attrazione è sicuramente un aspetto importante, ma io son fermamente convinta che valga molto di più la sintonia e il rispetto che si prova e riceve da un'altra persona, tra una persona con cui posso avere una forte passione e una con cui mi sento tranquilla a condividere la quotidianeità sapendo di averla accanto, preferirei senza pensarci due volte la seconda opzione.
I discorsi finali di Evelyn su come abbia capito che fama e soldi siano tutte stupidaggini e che le persone sono l'unica cosa che contano non mi ritrovo invece molto: nel senso, sono d'accordo, ma ci sono persone come Evelyn che sono ambizione e se lei la prima volta che si è messa con Celia avesse rischiato tutto per la relazione penso sarebbe stata molto più infelice, perchè avrebbe comunque dovuto reprimere una parte di sè, lo avrebbe rinfacciato a Celia, l'idea della loro relazione non sarebbe stata più così pure ma adombrata dai compromessi e le rinunce. Certo, ha dovuto anche rinunciare al suo grande amore ed essere quindi spesso infelice, dico solo che la consapevolezza raggiunta a 50 è quella di una persona che ha vissuto, fatto esperienze, e col senno di poi siamo tutti più saggi, ma se effettivamente saremmo stati più felici se avessimo fatto la scelta che a 50 anni riteniamo fosse stata quella giusta, ne dubito.
"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert