Mercoledì, 05 Novembre 2025

"A sangue freddo" di Truman Capote

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15/02/2021 19:58 #50917 da bibbagood
"A sangue freddo" di Truman Capote è stato creato da bibbagood
Ho terminato stanotte la lettura di questo libro, che mi ha soddisfatto tantissimo!

Tratta di uno degli omicidi più famosi degli Stati Uniti, avvenuto nel 1959, che Capote insieme a Harper Lee ha voluto documentare in una sorta di cronaca che prende in esame tutti gli aspetti che hanno avuto un’influenza anche indiretta con quell’evento.

In realtà la prima metà non riusciva ad entusiasmarmi troppo, forse perchè avevo delle aspettative altissime. Ho letto L’Avversario di Carrère, che è simile e mi aveva coinvolto molto per l’aspetto psicologico degli eventi raccontati. Qui invece di psicologia degli assassini e dell’aspetto psicologico della strage c’è poco, il delitto è dato solo da istinto omicida, non c’è molto da interrogarsi sull’animo umano. Tuttavia, la scrittura di Capote fa apprezzare la narrazione fin da subito. La cittadina del Kansas è tipicamente provinciale, i paesaggi e l’alternarsi delle stagioni coinvolgono tanto il lettore da dargli la sensazione di essere lui stesso in mezzo a quei campi sconfinati. Nella prefazione la cittadina viene paragonata ad un quadro di Hopper e direi che non potrebbe essere più azzeccata l’associazione. L’alternarsi della scena nella prima metà non mi ha entusiasmato molto: l’autore alterna pagine in cui ripercorre la sera dell’omicidio e le successive indagini a pagine in cui racconta cosa facevano i due assassini, e non l’ho trovata una scelta molto riuscita, ha sicuramente limitato il mio coinvolgimento dover cambiare scena ogni due pagine.

Ma la seconda metà mi ha preso tanto, sia dal momento dell’arresto e quindi quando finalmente i due assassini cominciano a parlare dell’omicidio, superando quell’indifferenza con cui il lettore ha dovuto avere a che fare fino a quel momento, sia soprattutto nell’ultimo centinaio di pagine, quando si parla del processo. Ho trovato questa parte interessantissima, perchè con parole semplici, facendo tanti esempi e creando benissimo il contesto, Capote ci spiega la pena di morte, ci spiega come la religione possa avere un ruolo fondamentale in alcuni processi, la complessità della questione sull’infermità mentale, anch’essa pericolosamente determinata dal pregiudizio e dal tornaconto personale. Quel che secondo me appare, quel che secondo me Capote riesce a trasmettere benissimo (ma non credo fosse il suo intento) è che è la pena di morte e come viene gestita ad essere agghiacciante, molto più del feroce assassinio dei Clutter.

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert
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15/02/2021 21:55 #50922 da GiornieStorie
Risposta da GiornieStorie al topic "A sangue freddo" di Truman Capote

bibbagood ha scritto: Ho terminato stanotte la lettura di questo libro, che mi ha soddisfatto tantissimo!

Tratta di uno degli omicidi più famosi degli Stati Uniti, avvenuto nel 1959, che Capote insieme a Harper Lee ha voluto documentare in una sorta di cronaca che prende in esame tutti gli aspetti che hanno avuto un’influenza anche indiretta con quell’evento.

In realtà la prima metà non riusciva ad entusiasmarmi troppo, forse perchè avevo delle aspettative altissime. Ho letto L’Avversario di Carrère, che è simile e mi aveva coinvolto molto per l’aspetto psicologico degli eventi raccontati. Qui invece di psicologia degli assassini e dell’aspetto psicologico della strage c’è poco, il delitto è dato solo da istinto omicida, non c’è molto da interrogarsi sull’animo umano. Tuttavia, la scrittura di Capote fa apprezzare la narrazione fin da subito. La cittadina del Kansas è tipicamente provinciale, i paesaggi e l’alternarsi delle stagioni coinvolgono tanto il lettore da dargli la sensazione di essere lui stesso in mezzo a quei campi sconfinati. Nella prefazione la cittadina viene paragonata ad un quadro di Hopper e direi che non potrebbe essere più azzeccata l’associazione. L’alternarsi della scena nella prima metà non mi ha entusiasmato molto: l’autore alterna pagine in cui ripercorre la sera dell’omicidio e le successive indagini a pagine in cui racconta cosa facevano i due assassini, e non l’ho trovata una scelta molto riuscita, ha sicuramente limitato il mio coinvolgimento dover cambiare scena ogni due pagine.

Ma la seconda metà mi ha preso tanto, sia dal momento dell’arresto e quindi quando finalmente i due assassini cominciano a parlare dell’omicidio, superando quell’indifferenza con cui il lettore ha dovuto avere a che fare fino a quel momento, sia soprattutto nell’ultimo centinaio di pagine, quando si parla del processo. Ho trovato questa parte interessantissima, perchè con parole semplici, facendo tanti esempi e creando benissimo il contesto, Capote ci spiega la pena di morte, ci spiega come la religione possa avere un ruolo fondamentale in alcuni processi, la complessità della questione sull’infermità mentale, anch’essa pericolosamente determinata dal pregiudizio e dal tornaconto personale. Quel che secondo me appare, quel che secondo me Capote riesce a trasmettere benissimo (ma non credo fosse il suo intento) è che è la pena di morte e come viene gestita ad essere agghiacciante, molto più del feroce assassinio dei Clutter.

Già, concordo. All'inizio non si capisce bene dove vada a parare, se non si sa niente della storia, ma prende quota in fretta. E capisci perché è considerato un classico della letteratura americana.

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15/02/2021 22:04 - 15/02/2021 22:05 #50923 da mulaky
Risposta da mulaky al topic "A sangue freddo" di Truman Capote
È importante perché fu Capote a inventare il “non-fiction novel”, infatti il suo A sangue freddo è un documentario di un fatto di cronaca realmente accaduto, come ha già scritto Bea, ma fu redatto seguendo una sorta di impostazione da romanzo.
L’ho studiato molti anni fa per un esame universitario (ho il libro pieno di mie note a margine), mi ricordo che mi piacque moltissimo ma mi sconvolse parecchio per la crudezza.

Un uomo dovrebbe essere ciò che sembra
e chi uomo non è, uomo non dovrebbe sembrare.

Otello - William Shakespeare
Ultima Modifica 15/02/2021 22:05 da mulaky.
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15/02/2021 22:30 - 15/02/2021 22:38 #50925 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "A sangue freddo" di Truman Capote

mulaky ha scritto: È importante perché fu Capote a inventare il “non-fiction novel”, infatti il suo A sangue freddo è un documentario di un fatto di cronaca realmente accaduto, come ha già scritto Bea, ma fu redatto seguendo una sorta di impostazione da romanzo.

Sì, infatti! Anche se la prima parte non mi ha coinvolto troppo, il modo in cui è strutturato il romanzo mi è piaciuto molto, è innovativo. Ti sembra di leggere un romanzo tanto la narrazione è fluida e ben strutturata, e invece sono tutte pagine messe insieme dalle varie testimonianze raccolte. Si raccontano dialoghi, si riportano articoli di giornale, sentenze, si rivive la storia di alcuni dei personaggi, se ne raccontano i pensieri, si descrivono tanti Stati degli Stati Uniti, dal Natale a Miami in costume ai boschi dell'Alaska. Una storia vera, una narrazione più che realistica, sotto le parvenze di un romanzo.

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert
Ultima Modifica 15/02/2021 22:38 da bibbagood.
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15/02/2021 22:31 - 15/02/2021 22:32 #50926 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic "A sangue freddo" di Truman Capote
Anche io ho finito il libro una decina di giorni fa e l'ho apprezzato moltissimo.
Se dovessi dargli un altro titolo, lo chiamerei "I miserabili". Come il romanzo di Hugo (che peraltro non ho ancora finito :whistle:) anche "A sangue freddo" mostra in maniera magistrale come il male sia spesso collegato non tanto a personalità "cattive" quanto a contesti sociali disagiati e situazioni psichiche compromesse.
Nel libro vedo anche una critica al sistema giudiziario americano nel suo complesso. Dalla pena di morte al sistema processuale fino al carcere che piuttosto che luogo di rieducazione è luogo di incontro di delinquenti che rafforzano vicendevolmente i propositi criminali.
Quanto alla pena di morte, come ha detto Beatrice, si vede perfettamente quanto essa sia crudele. Oltre a Dick e Perry, mi ha colpito la figura di Andrew, anche lui giustiziato, che in carcere passava tutto il tempo a leggere romanzi.
Ho adorato il libro dal punto di vista stilistico. Con un tono "giornalistico", il più possibile oggettivo, lontano da ogni forma di retorica (qui molto lontano dai Miserabili di Hugo) Capote riesce a trasmettere messaggi fortissimi.
Infine, quello che forse mi ha impressionato maggiormente è l'aver ritrovato nel libro grandissima parte dell'iconografia americana. In Dick e Perry, nei loro viaggi, nelle loro famiglie e nella famiglia Clutter ho rivisto Breaking Bad, i fratelli Cohen, Tarantino, svariate puntate dei Simpsons... Insomma mi sembra che l'influenza di questo libro sull'arte americana in generale sia enorme.
Ultima Modifica 15/02/2021 22:32 da davpal3.
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16/02/2021 20:42 #50956 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "A sangue freddo" di Truman Capote

davpal3 ha scritto: Se dovessi dargli un altro titolo, lo chiamerei "I miserabili". Come il romanzo di Hugo (che peraltro non ho ancora finito :whistle:)

:laugh: :laugh: :laugh: pessimo! Possiamo aprire un nuovo sondaggio sul forum: Davide finirà prima lo Zibaldone o I miserabili?

davpal3 ha scritto: anche "A sangue freddo" mostra in maniera magistrale come il male sia spesso collegato non tanto a personalità "cattive" quanto a contesti sociali disagiati e situazioni psichiche compromesse.


Già: entrambi gli assassini sono invidiosi, frustrati a causa di una società che pensano non dia loro il giusto valore. Perry rosicherà fino all'ultimo per quell'istruzione che non gli è stata concessa e che sentiva che il suo cervello avrebbe meritato; ho trovato molto significative le descrizioni della valigia a cui è tanto affezionato, con quaderni pieni di parole che non conosceva e che trova affascinanti. Dick è ossessionato dal fatto che lui, uomo bianco, dovrebbe a priori poter guadagnare fior di quattrini ed essere anche lui uno dei tanti ricconi che non fanno niente, è profondamente convinto che gli spetti di diritto. La famiglia di Perry non se lo è mai filato, mentre quella Dick in teoria sì, ma nel classico modo malato di voler considerare il proprio figlio migliore di altri e non voler vedere quel che realmente sta diventando.

davpal3 ha scritto: Nel libro vedo anche una critica al sistema giudiziario americano nel suo complesso. Dalla pena di morte al sistema processuale fino al carcere che piuttosto che luogo di rieducazione è luogo di incontro di delinquenti che rafforzano vicendevolmente i propositi criminali.
Quanto alla pena di morte, come ha detto Beatrice, si vede perfettamente quanto essa sia crudele. Oltre a Dick e Perry, mi ha colpito la figura di Andrew, anche lui giustiziato, che in carcere passava tutto il tempo a leggere romanzi.


Mi ritrovo anche in questo: anzi, direi che l'esperienza del carcere è stata determinante sia in Perry che in Dick per renderli quel che sono diventati e portarli a fare quel che hanno fatto! In più punti si riscontra come l'ingiustizia, la disumanità che può regnare nei carceri portano a creare veri e propri criminali, perchè fa aumentare a dismisura quella rabbia e frustrazione che ha portato persone magari già abbastanza deboli a compiere piccoli reati. Del ruolo educativo del carcere ne avevamo parlato anche ai tempi de L'avversario, ma Capote ci offre un punto di vista molto più complesso. anche io in linea di massima potrei pensare: siete dei criminali , vi meritate di non essere considerati e di pagare per quel che avete fatto vivendo da ora in poi nell'umiliazione. Ma se mi soffermo a pensarci, se leggo della condizione dei carcerati in isolamento nel braccio della morte, non riesco veramente a capacitarmi di quale dovrebbe essere lo scopo di tanta disumanità, come il tenere perennemente la luce accesa, cosa che a me farebbe venire voglia di ammazzare qualcuno dopo probabilmente neanche 48 ore. Da una parte si può pensare "vabeh, tanto sono condannati a morte, chissene frega se diventano ancora più psicopatici"; ma dall'altra mi chiedo quale è il senso di tanta disumanità se in ogni caso al prigioniero è stata già inflitta la condanna più disumana che possa esserci, ovvero che qualcun altro a sangue freddissimo ci ritiene a suo parere non degni di vivere.

Su Andrew non so bene cosa pensare. Dalle poche informazioni che abbiamo sembra la classica persona di cui la gente dice "Era tanto una brava persona", nonostante da un giorno all'altro stermina tutti senza pensarci due volte. Bo, anche qui è la famiglia che non ha voluto vedere quel che succedeva davanti ai loro occhi? Forse in quegli anni i problemi psicologici, la forte ideologia puritanista ancora presente in America, ha fatto sì che tante persone non volessero affrontare possibili problemi psicologici dei figli, cercando di ignorarli. Però non so, alla fine di gente psicopatica purtroppo ne abbiamo tanta anche oggi, in Italia, nei contesti più diversi :(

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16/02/2021 21:48 #50960 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic "A sangue freddo" di Truman Capote

bibbagood ha scritto:

davpal3 ha scritto: Se dovessi dargli un altro titolo, lo chiamerei "I miserabili". Come il romanzo di Hugo (che peraltro non ho ancora finito :whistle:)

:laugh: :laugh: :laugh: pessimo! Possiamo aprire un nuovo sondaggio sul forum: Davide finirà prima lo Zibaldone o I miserabili?


Meglio: Davide finirà lo Zibaldone e/o I miserabili? :laugh:

Sul resto concordo.
Quanto al carcere, io penso che la pena detentiva in sè non sia in alcun modo giustificabile, quindi con me si sfonda una porta aperta... In proposito consiglio il libro "Il perdono responsabile: Perché il carcere non serve a nulla" di Gherardo Colombo (ex magistrato).

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24/02/2021 16:09 #51115 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "A sangue freddo" di Truman Capote
Ho visto il film Capote del 2005, che è una rivisitazione di A sangue freddo. Non è prettamente la trasposizione del libro perchè il film si concentra molto di più sulla figura di Capote e su come ha vissuto quei 5 anni. Mi ha colpito perchè appaiono tanti elementi che non avrei notato nel libro. Capote infatti sembra fosse fortemente combattuto tra due estremi: da un lato il suo riconoscersi in Perry e il suo essere contro la pena di morte, lo hanno fatto sinceramente e personalmente appassionare alla vicenda; dall'altro la sua forte ambizione, il voler affermare la sua fama come scrittore, hanno fatto sì che vedesse nell' omicidio dei Clutter e nella storia di Dick e Perry l' occasione da sfruttare per poter raggiungere il successo. Emblematico è come all'inizio si sia adoperato attivamente per trovare altri avvocati e ricorrere a nuove udienze per garantire un processo più regolare di quello avvenuto; ma quando la cosa viene tirata per le lunghe e continua ad esserci l' incertezza se verranno impiccati o se si continuerà a lottare per commutare la pena, Capote si spazientisce, perchè il suo bestseller non potrà uscire fintanto che non c'è un finale sicuro, e smetterà quindi di adoperarsi per portare avanti la causa. La spropositata ambizione viene però divorata dal trauma che questa situazione rappresenterà per l autore, il quale dopo A sangue freddo, che doveva rappresentare la sua nuova vita da scrittore di successo, non scriverà più nessun romanzo.
Ecco, nel libro mi sembra che questo Capote non esca per niente, che sia riuscito perfettamente a mentire ai lettori come mentiva a sè stesso.

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