davpal3 ha scritto: Se dovessi dargli un altro titolo, lo chiamerei "I miserabili". Come il romanzo di Hugo (che peraltro non ho ancora finito
)

pessimo! Possiamo aprire un nuovo sondaggio sul forum: Davide finirà prima lo Zibaldone o I miserabili?
davpal3 ha scritto: anche "A sangue freddo" mostra in maniera magistrale come il male sia spesso collegato non tanto a personalità "cattive" quanto a contesti sociali disagiati e situazioni psichiche compromesse.
Già: entrambi gli assassini sono invidiosi, frustrati a causa di una società che pensano non dia loro il giusto valore. Perry rosicherà fino all'ultimo per quell'istruzione che non gli è stata concessa e che sentiva che il suo cervello avrebbe meritato; ho trovato molto significative le descrizioni della valigia a cui è tanto affezionato, con quaderni pieni di parole che non conosceva e che trova affascinanti. Dick è ossessionato dal fatto che lui, uomo bianco, dovrebbe a priori poter guadagnare fior di quattrini ed essere anche lui uno dei tanti ricconi che non fanno niente, è profondamente convinto che gli spetti di diritto. La famiglia di Perry non se lo è mai filato, mentre quella Dick in teoria sì, ma nel classico modo malato di voler considerare il proprio figlio migliore di altri e non voler vedere quel che realmente sta diventando.
davpal3 ha scritto: Nel libro vedo anche una critica al sistema giudiziario americano nel suo complesso. Dalla pena di morte al sistema processuale fino al carcere che piuttosto che luogo di rieducazione è luogo di incontro di delinquenti che rafforzano vicendevolmente i propositi criminali.
Quanto alla pena di morte, come ha detto Beatrice, si vede perfettamente quanto essa sia crudele. Oltre a Dick e Perry, mi ha colpito la figura di Andrew, anche lui giustiziato, che in carcere passava tutto il tempo a leggere romanzi.
Mi ritrovo anche in questo: anzi, direi che l'esperienza del carcere è stata determinante sia in Perry che in Dick per renderli quel che sono diventati e portarli a fare quel che hanno fatto! In più punti si riscontra come l'ingiustizia, la disumanità che può regnare nei carceri portano a creare veri e propri criminali, perchè fa aumentare a dismisura quella rabbia e frustrazione che ha portato persone magari già abbastanza deboli a compiere piccoli reati. Del ruolo educativo del carcere ne avevamo parlato anche ai tempi de L'avversario, ma Capote ci offre un punto di vista molto più complesso. anche io in linea di massima potrei pensare: siete dei criminali , vi meritate di non essere considerati e di pagare per quel che avete fatto vivendo da ora in poi nell'umiliazione. Ma se mi soffermo a pensarci, se leggo della condizione dei carcerati in isolamento nel braccio della morte, non riesco veramente a capacitarmi di quale dovrebbe essere lo scopo di tanta disumanità, come il tenere perennemente la luce accesa, cosa che a me farebbe venire voglia di ammazzare qualcuno dopo probabilmente neanche 48 ore. Da una parte si può pensare "vabeh, tanto sono condannati a morte, chissene frega se diventano ancora più psicopatici"; ma dall'altra mi chiedo quale è il senso di tanta disumanità se in ogni caso al prigioniero è stata già inflitta la condanna più disumana che possa esserci, ovvero che qualcun altro
a sangue freddissimo ci ritiene a suo parere non degni di vivere.
Su Andrew non so bene cosa pensare. Dalle poche informazioni che abbiamo sembra la classica persona di cui la gente dice "Era tanto una brava persona", nonostante da un giorno all'altro stermina tutti senza pensarci due volte. Bo, anche qui è la famiglia che non ha voluto vedere quel che succedeva davanti ai loro occhi? Forse in quegli anni i problemi psicologici, la forte ideologia puritanista ancora presente in America, ha fatto sì che tante persone non volessero affrontare possibili problemi psicologici dei figli, cercando di ignorarli. Però non so, alla fine di gente psicopatica purtroppo ne abbiamo tanta anche oggi, in Italia, nei contesti più diversi