Innanzitutto vorrei ringraziare Elisa della Rubrica Letteraria per avermi consigliato questo piccolo gioiello. In secondo luogo, sono abbastanza sicura che in topic su quest'opera non ci sia (ho fatto la ricerca avanzata più volte). Questa è la prima volta che ne apro uno, vi prego di perdonarmi eventuali sviste.
Nella mia ignoranza non conoscevo W. G. Sebald, autore tedesco che ci ha lasciati nel 2001, pubblicato da Adelphi e dalle sue copertine essenziali ed eleganti.
Il sottotitolo de
Gli anelli di Saturno recita così: "un pellegrinaggio in Inghilterra". In effetti il libro è il resoconto di un viaggio condotto nel Suffolk, sud-est dell'Inghilterra. Un percorso che si snoda tra cittadine costiere spopolate, trascurate brughiere e antiche dimore in sfacelo. L'autore che, a quanto ho avuto modo di leggere, sente molto l'impronta della crudeltà storica, ha popolato di spettri tutte le opere che ha consegnato alla stampa. Tutto il libro è un aggrovigliarsi di memorie personali e collettive, di modo che tu, lettore, vivi due viaggi in contemporanea: quello fisico, che Sebald compie su questa cupa Gran Bretagna; e quello mentale, che aleggia sui passi dell'autore-viaggiatore e prende il sopravvento.
Il principio base della meditazione è rimanere nel qui e ora. Sebald viola completamente tale principio: nelle sue pagine schizziamo avanti e indietro nel tempo, non si sta mai fermi. Una piccola delizia è individuare il punto esatto in cui un argomento ne chiama un altro, provocando lo snodo
; ma anche rintracciare certi fili ossessivi che hanno modo di far capolino nella trama, di ripetersi e ripetersi: la seta, le aringhe, i fogli di carta, le opere di Borges e Sir Thomas Browne. Concetti che sono simboli, allusioni alla violenza - le aringhe pescate, le aringhe sezionate, il baco da seta presentato nelle scuole della Germania nazista, con sistematiche istruzioni sul suo utilizzo e la sua soppressione, come nei campi di sterminio - ma anche alla memoria. Personaggi indimenticabili che Sebald ha conosciuto, o di cui ha sentito parlare.
Vi porto un esempio, vi faccio assaggiare la dinamica di un capitolo.
Il linguaggio è piano e scorrevole, un po' ossessivo nell'enumerazione di fatti e dettagli. Come se con l'abuso del tratto logico Sebald si sforzasse di mettere ordine, di incorniciare tutta la violenza che caratterizza il vissuto umano. E le immagini, ci sono molte immagini, perlopiù fotografie, che fanno da contrappunto alla narrazione, quasi come a volerci assicurare che sì,
queste cose sono state, c'erano, esistevano.
Concludo con tre citazioni che mi sono piaciute:
Ultimo dettaglio personale: ho letto alcuni capitoli passeggiando per strada. E dunque? Il viaggio mentale di Sebald si svolgeva nel suo viaggio fisico per il Suffolk, il quale stava svolgendosi nella mia testa nel mentre che leggevo; e il flusso della lettura si sovrapponeva a sua volta sul mio camminare in quel di Lucca. Quattro viaggi sovrapposti!
Qualcun altro ha avuto esperienze di questo autore, o di un autore simile? Grazie a chi avrà la pazienza di leggere fin qua