Ciao a tutti!
Nei pressi della stazione a volte ci sono dei ragazzi africani che vendono libri, per lo più sconosciuti e provenienti da posti lontani, e di tanto in tanto ne acquisto qualcuno, più che altro per beneficenza. L'ultimo comprato, mi sono deciso a leggerlo (lo ammetto!) per completare il punto 12 della
challenge letteraria
(un libro di una casa editrice indipendente) e invece con enorme sorpresa e piacere ho scoperto quest'autrice senegalese, morta ahimè a soli 41 anni, quasi sconosciuta in Italia, ma che ha venduto milioni di copie nel resto del mondo!
In questo piccolo libro l'autrice racconta la sua infanzia. Senza madre fin da piccolissima, viene cresciuta dal padre e dalla nonna, all' "africana" potremmo dire, in una casa piena di parenti, di cugini, di amici o anche solo di gente in cerca di ospitalità, e racconta in modo semplice ma intenso, le emozioni e le vicende che hanno "colorato" la sua adolescenza. Un'adolescenza turbolenza ed effervescente, in un posto, il Senegal, dove si mescolano credenze antiche e moderne, dove riti cristiani, islamici e pagani si mischiano e scandiscono i ritmi quotidiani delle persone. A prima vista un mondo lontanissimo dal nostro ma che poi si scopre più simile di quanto si immagini, perché mosso dagli stessi valori e dalle stesse esigenze che muovono gli adolescenti in ogni parte del mondo. L'amore per la famiglia, la ricerca dell'emancipazione, lo studio, l'onore, gli amori contrastati e quelli approvati, la necessità di sottrarsi al controllo dei genitori per riuscire ad esplorare il mondo che li circonda, la voglia di viaggiare e di conoscere, gli sguardi di disapprovazione, la voglia di vivere, la voglia di amare.
E' una storia emozionante che ci mostra i colori dell'Africa, o almeno di una sua piccolissima parte.
Ne riporto un pezzettino per farvela conoscere:
Dopo la morte di mio padre andai a Gorée da mia zia, dove mi fermai per un mese, in attesa di partire per la Francia. Quel soggiorno mi fece bene. Amavo passeggiare per la cittadina, camminare lungo le sue strette vie, calpestare il terreno contemplando le case fatiscenti.
Trascorrevo la maggior parte del tempo seduta in riva all'oceano, facendo riaffiorare con nostalgia i ricordi del passato. Cos'era diventata la nostra famiglia? La nostra grande casa dove genitori, nonni, fratelli, sorelle, cugini, nipoti ed estranei convivevano, si frequentavano. Cos'era accaduto a quella famiglia unita come una cellula al suo nucleo? Il nonno, la nonna, la zia Safi, la zia Aminata, Ndèye, mio padre, tutti scomparsi, sepolti sotto la terra. E gli altri? Alcuni sposati, altri partiti. Di quell'albero immenso dagli innumerevoli rami non rimanevano che poche tracce.
Mi abituai all'idea della morte e ci pensavo spesso. Prima o poi, anch'io, anche noi scompariremo. Altri ci succederanno come noi siamo succeduti ai nostri defunti.
Ma il dolore non esime affatto dal lavoro, dalla vita quotidiana. Provavo ad affidarmi alla pazienza e al coraggio, sebbene il ricordo di mio padre restasse vivo in me. Talvolta andavo a cercare quiete in un angolo ombreggiato fra gli scogli. Il mare si estendeva a perdita d'occhio, senza increspature né vortici, poi di colpo si agitava in un leggero fremito, si udiva uno sciabordio e una polvere di diamanti s'irradiava tutt'intorno spazzando la spiaggia disseminata di conchiglie brillanti.
In fin dei conti, fu come se avessi ricevuto una trasfusione dopo una lunga malattia. Impercettibilmente tornavo a vivere. Al crepuscolo, un enorme sole rosso inondava il mare e poi lentamente spariva. Così era scomparso anche mio padre, la mia luce. Ma il sole poteva rinascere, invece chi avrebbe potuto far risorgere il nostro scomparso, sprofondato nella notte e forse presto nell'oblio?
Allora mi dissi che un giorno avrei parlato di lui. Non era stato un politico e nemmeno un califfo, ma semplicemente un uomo onesto che aveva vissuto giorno per giorno per la sua famiglia, per il prossimo, per il suo paese, mai per se stesso. Lo racconterò ai miei figli, i suoi nipoti e, perché no, al mondo intero. Perché non dire al resto del mondo, così attento ai grandi personaggi, che in fondo sono proprio i piccoli e i modesti a fare, a sostenere e condurre i grandi? Un uomo giusto ha vissuto, fu grande e fu modesto.
Scrivere? Io? Sento già sogghignare: "Scrivere un libro per dire quanto volevi bene a tuo padre e a tua nonna? Che notizia!"
Ma io spero di essere riuscita a fare qualcosa di più: essere andata aldilà dei tabù del silenzio che imprigionano le nostre emozioni.
De Tilène au Plateau, a Dakar childhood - 1 milione di copie vendute.