Tra i 29 febbraio e l'1 marzo, nell'attesa di iniziare il Libro del Mese ho letto questo breve libro che avevo in lista da quando è uscito.
“Immaginate di tornare un giorno a casa vostra e di trovare un costruttore legato alla mafia lì davanti. Immaginate che vi dica che quella non è casa vostra, ma sua. E che, qualche anno dopo, ve la danneggi gravemente per costruirci accanto un palazzo più grande. E immaginate di dover aspettare trent’anni prima che un tribunale italiano vi dia ragione. Immaginate che, dopo tutto questo tempo, vi riconoscano un compenso per i danni, che però nessuno vi pagherà mai dato che il costruttore nel frattempo è stato condannato perché legato alla mafia e lo Stato gli ha sequestrato tutto. E ancora, immaginate che di quella somma, che non riceverete mai, l’Agenzia delle entrate vi chieda il 3 per cento. Questo è quello che, più o meno, è successo a Maria Rosa e Savina Pilliu. E diciamo ‘più o meno’, perché in trent’anni, in realtà, è successo questo e molto altro. Intorno al palazzo abusivo si aggireranno vari personaggi: mafiosi eccellenti, assessori corrotti, killer latitanti, avvocati illustri, istituzioni pavide, vittime di lupare bianche, anonimi intimidatori e banchieri generosi. E poi ci mettiamo anche noi due che, venuti a conoscenza della vicenda, abbiamo deciso di scrivere questo libro. La nostra intenzione è cambiare il finale di questa storia, con l’aiuto di tutti. Raggiungendo tre obiettivi. Il primo: attraverso la vendita di questo libro raccogliere la cifra necessaria per pagare quel famoso 3 per cento dell’Agenzia delle entrate. Il secondo: far avere lo status di ‘vittime di mafia’ alle sorelle Pilliu. Il terzo: ristrutturare le palazzine semidistrutte e concederne l’uso a un’associazione antimafia. ‘Io posso’ è una sorta di mantra a Palermo. Non importa cosa dice la regola, perché tanto ‘Io posso’. Le regole valgono solo per gli stupidi. ‘Io posso’ sottintende sempre: ‘E tu no’. Ecco, a noi piace molto questa frase. La gridiamo a gran voce ma con un senso opposto. Io posso e tu no perché io sono lo Stato e tu no.”
È stata una lettura molto interessante e che inevitabilmente ti fa arrabbiare. Savina e Maria Rosa, due donne straordinarie e completamente sole, per trent'anni si sono opposte con fermezza alla mafia, decidendo che nessuno avrebbe messo loro i piedi intesta e che nessuno avrebbe tolto loro i diritti. Non hanno mai arretrato di un passo nemmeno davanti agli infiniti atti intimidatori: corone di fiori, fusti di calce, bombole del gas, furgoni del trasloco.. tutti fermi davanti alla porta delle Pilliu.
Godo nel sapere che Lo Sicco, il costruttore mafioso che ha tentato di abbattere le casette delle Pilliu un giorno ha detto:
"Se avessi saputo che due femmine mi avrebbero fatto tutto questo danno..."
In Sicilia è difficile opporsi alla mafia, è inutile negarlo, temi per il tuo futuro, temi per la famiglia... eppure loro sono riusce ad arrivare persino davanti a Paolo Borsellino. Erano gli anni delle grandi stragi mafiose, Falcone era morto da pochissimo e Borsellino immaginava di essere il prossimo. Nonostante questo però si ferma ad ascoltarle con la speranza di poterle aiutare e dalle dichiarazioni delle due sorelle escono fuori enormi nodi di personaggi mafiosi. Alcuni vivevano proprio nella palazzina costruita da Lo Sicco.
Ad un certo punto della storia, le sorelle e la madre, avendo speso tutto quello che avevano in avvocati, cominciano a cercare una sistemazione, così fecero domanda per avere un appartamento sequestrato alla mafia. Riuscirono ad ottenerne uno proprio nel palazzo accanto alle loro casette ormai distrutte ma, ironia della sorte, dovevano pagare l'affitto perché il palazzo all'epoca era solo confiscato e non sequestrato.
Ad oggi dallo Stato le sorelle Pilliu non sono riconosciute come vittime di mafia, e questa è forse l'ingiustizia più grande.
Come ho già detto è stata una lettura interessate, che ti fa arrabbiare e che ti fa venire voglia di combattere per chi è abbandonato anche dallo Stato Italiano raccontata in un modo che solo Pif può fare. Gli autori del libro alla fine, tra le altre, fanno una raccomandazione ai lettori: non smettere di parlare di questa storia. Il perché è facilmente intuibile!