Ho finito da poco di leggere questo breve e bellissimo libricino.
E' una sorta di diario semi-biografico in cui, attraverso l'esplorazione, la conoscenza e la preparazione del suo giardino, dopo il suo trasferimento da una casa di città a una di campagna, l'autrice ci parla di sé e di ciò che la circonda con una sincerità disarmante per una donna di quell'epoca (nata nel 1866 - morta nel 1941).
Con un'ironia sottile (che talvolta diventa caustica) che pervade tutto lo scritto non risparmia né il marito, chiamato Uomo della Collera, né gli inglesi, né i tedeschi, né le persone in generale giacché non fa mistero che a lei piace star da sola.
Quello che emerge da queste pagine è un totale senso di libertà, una freschezza e una vitalità che non si fanno bloccare da nulla, un disprezzo delle convenzioni e una salda volontà di fare solo ciò che desidera (magari potessimo farlo tutte

).
Riporto qualche citazione che mi ha colpito:
"Vorrei con tutto il cuore essere un uomo, perché naturalmente la prima cosa che farei sarebbe comprarmi una vanga e andare a lavorare in giardino, e allora avrei il piacere di fare per i miei fiori tutto con le mie stesse mani e non avrei bisogno di perder tempo a spiegare a qualcun altro ciò che voglio sia fatto. E' un lavoro senza speranza dare ordini e cercare di descrivere le fulgide visioni del proprio intelletto a una persona che non ha visioni e non ha intelletto..."
"La gente qui intorno è persuasa che io sia, per metterla nei termini più gentili possibile, oltremodo eccentrica; perché si è sparsa la voce che passo la giornata fuori all'aperto con un libro, e che occhi mortali ancora non mi hanno mai visto cucire o cucinare. Ma perché cucinare, quando puoi trovare qualcun altro che cucina per te? E quanto al cucire, le domestiche orlano le lenzuola meglio e più in fretta di come potrei fare io, e tutte le varie forme di lavoro d'ago che hanno a che fare con il ricamo sono invenzioni del maligno per impedire alle persone sciocche di accostare il loro cuore alla saggezza."
"La frenesia di stare sempre con i propri pari, e la paura di essere lasciati soli per poche ore, è per me del tutto incomprensibile. Io sono capace d'intrattenermi benissimo da me stessa per settimane di seguito, senza accorgermi per nulla, se non per la pace che mi pervade, di essere stata sola. Non che non mi piaccia avere gente con me per qualche giorno, o anche per qualche settimana, se fossero tanto anspruchslos (senza pretese) quanto lo sono io, e si accontentassero di gioie semplici; solo, chiunque viene qua e vuol essere felice deve avere qualcosa dentro di sé; se non è nient'altro che una creatura vacua, con testa e cuore vuoti, molto probabilmente lo troverà tedioso. Mi piacerebbe che la mia casa fosse spesso piena, se mi riuscisse di trovare gente capace di divertirsi. Sarebbero i benvenuti e la loro partenza sarebbe salutata con pari calore; perché la verità mi impone di confessare che, per quanto mi abbia fatto piacere vederli arrivare, proprio nello stesso modo mi fa piacere vederli andar via."
Questa invece è una delle tante chicche di suo marito che lei non manca simpaticamente di riportare.

"Non vorrei per nessuna ragione sconvolgere o cambiare le vostre piccole, leggiadre opinioni. E' il vostro fascino più grosso credere sempre a tutto. Come sarebbe disperata la nostra condizione se le giovani signore credessero solo ai fatti e non accettassero mai la garanzia offerta da un'altra persona, ma preferissero accertare l'evidenza con i loro occhi! Non avrebbero illusioni, e una donna senza illusioni è la cosa più desolante e più difficile che ci sia da governare."
Insomma libro consigliatissimo e spero di leggere qualche vostro commento in merito.

Io senz'altro leggerò altro della Von Arnim...che, tra parentesi, si è separata sia dal primo che dal secondo marito.