Finito il secondo capitolo, in cui si vede il triestino patoco (d.o.c.)
infatti ci sono degli omaggi alla città assediata dal confine da un lato e dalla Bora e dal mare dall'altro. Devo ammettere che molte cose di cui parla non le sapevo! Ma qui c'è sempre confusione quando si studia storia: si studia quella italiana ma gli insegnanti si dimenticano di dire che per certi periodi non corrisponde con la nostra (
"amnesia nazionale").
Rumiz spiega la sua passione nell'inseguire i confini: gli mancano dopo Scehengen. Anch'io ricordo i festeggiamenti per la caduta del confine, però a Gorizia, e nel 2004! Perché a Trieste hanno festeggiato nel 2007?! Ora devo svelare questo arcano che mi era ignoto! Comunque io avevo solo 11 anni e non ho potuto fare festa in piazza, ma ricordo bene la gioia del giorno e a differenza di Rumiz non sento nessuna nostalgia per il confine. La sento nelle persone della sua età o dei miei genitori, che non smettono mai di raccontare il brivido nel passare il confine con le sigarette e i funghi nascosti sotto ai sedili, sperando di non essere beccati dai militari al confine!
Sarebbe super-interessante trovare qualche utente che possa raccontarci le vicende su altri confini italiani.
Parla anche del
"canyon selvaggio della Val Rosandra". Vi metto una foto che ho scattato durante una camminata, per darvi l'idea di come Trieste (visibile in lontananza) abbia alle spalle questo paesaggio difficile, attraversato dal confine. è difficile dire quando si sta passeggiando in Slovenia e quando in Italia.
Parlando invece di Norvegia e Finlandia, dove si trova l'autore, alcune cose mi saltano all'occhio:
-
L'asocialità:
"In Finlandia si parla poco, e si sorride ancora meno. Il popolo dei boscaioli vive nel terrore che qualcuno gli sorrida, perché in quel caso malaugurato il codice delle buone maniere lo obbliga a uscire dal bozzolo e rispondere al segnale."
La scrittura di Rumiz è intensa e poetica, ma a volte pure ironica.
L'ubriaco che non viene soccorso perché
"qui tutto è delegato allo stato, anche la compassione". Questa è una cosa che si nota andando verso paesi sempre più "sviluppati". Si pretende giustamente che lo Stato si faccia carico dei problemi ma così diminuisce l'interazione tra cittadini e la solidarietà, che invece sono massime proprio laddove lo stato è assente.
Il silenzio claustrale a colazione e Rumiz che sconvolge tutti con il suo "buongiorno!" generale, ahaha dev'essere proprio un personaggio. La mamma che lascia il bimbo in carrozzina fuori dal locale con 5 gradi per non disturbare (!!!)
- La questione delle
carte geografiche e dei fusi orari vicinissimi!
- Il fatto che d'inverno bisogna girare armati nell'eventualità di un incontro con un orso.
Interessanti anche i flash in cui Rumiz parla dei suoi viaggi passati, come quando per attraversare il confine tra Pakistan e Afghanistan senza controlli salta su un camion di miliziani armati. Oppure di quando lancia le mutande in aria in Serbia.
Alla fine del capitolo Rumiz sta per entrare in Russia, dove un russo gli dice:
"Sai come li chiamiamo i norvegesi, noi russi? Zamaroženyje, i surgelati"