Io ho pianto e ho pure bagnato il mio libro vintage, mannaggia a Molnar, ma ho pianto più compitamente rispetto a quando ero una pulce. Il libro è bellissimo e c'è tanta amicizia, forse la parte drammatica poteva essere accorciata e resa meno disperata, ma in qualche modo viene poi smorzata dalle pagine della Compagnia dello Stucco.
Secondo me, con la traduzione italiana perdiamo i mille significati che pare avere la parola tedesca Grund e che riporto qui dalla mia edizione Feltrinelli: terra, suolo, fondo, sedimento, fondamento, ragione, causa, motivo, intimo. Stando alla postfazione del traduttore, Molnar ha utilizzato questa parola molte volte con tutte (o quasi) le diverse accezioni. E in effetti, se ci ragioniamo un po', notiamo che il Grund per alcuni ragazzi, è la ragione di vita, la causa di morte, la terra su cui giocare, ma anche dove si hanno ricordi affettuosi, le fondamenta della propria identità.
Forse manca anche un po' di contesto storico per capire perché questi ragazzi, anche quelli del Grund rivale, si organizzano in maniera così militaresca (ok i bambini giocano sempre a fare i soldati ma qui mi sembra siano fin troppo organizzati). Non sono granché ferrata in storia, so che il romanzo è stato scritto nel 1907 e che l'Ungheria faceva parte dell'impero asburgico... ma non so se ci fossero guerre in quel periodo.
La sensazione di appartenere a un qualcosa di più grande, di non quantificabile, che dà senso a tutto. Una sensazione che si perde con l'età, in cui spesso non si sa più bene chi si è, cosa si vuole, quale è il proprio posto, ci si sente più soli.
Sono d'accordo in parte perché i ragazzi si rendono conto che c'è qualcosa di più grande ma non lo capiscono. Quando succede il fattaccio drammatico, loro non hanno contezza di quello che effettivamente significa. Boka, invece, lo capisce perfettamente, ha bisogno di stare da solo e quando poi si presenta il problema finale, cioè quello edilizio, secondo me perde completamente una sorta di senso identitario perché il Grund non ci sarà più, tutto quello che è stato fatto verrà dimenticato, la battaglia finale è stata inutile e pure con risvolti drammatici... e per cosa? Lo stesso Molnar paragona l'evento all'aver perso la patria.
Non so se era un problema di edizione, ma nella mia viene liquidata con due parole finali la questione edilizia, che da quel che sapevo dovrebbe invece essere uno dei temi principali del libro. Forse è voluto che sia accennato in modo così sottile perchè così viene messo a confronto con l'enormità che una cosa simile significa invece per i ragazzi.
La mia è una traduzione integrale e non viene detto molto sulla questione edilizia nel finale, ma in fondo è comunque una questione principale perché tutto quello che accade nel romanzo, accade proprio per quel motivo. L'autore ne aveva parlato nel capitolo 2 in cui ci dice che in città ci sono poche aree non edificate dove poter giocare liberamente (fa il paragone con i ragazzi di campagna), la guerra tra bande si ha solo perché i ragazzi dell'Orto Botanico avrebbero perso di lì a breve il loro territorio perché gli adulti avrebbero edificato e quindi dovevano impossessarsi del Grund di via Pal per poter continuare a giocare... se non ci fosse stato la questione edilizia, non sarebbe accaduto tutto quello che è accaduto dopo. E, nel finale, scopriamo che la stessa sorte tocca anche agli altri.
Infine, che brutto il mondo degli adulti rappresentato in questo romanzo. Abbiamo l'italiano che, fuori dalla scuola, vende dolciumi dalla dubbia igiene e che vuole fare le scarpe ai ragazzi; poi il padre di Gereb che è ottuso; il tizio del capanno di via Pal che venderebbe i ragazzi per ottenere dei sigari e quattro soldi; il professore che non si capisce perché requisisce cose ai ragazzi della Compagnia dello Stucco; il cliente del padre di Nemeczek che è orribile e insensibile.