Qualche giorno fa ho letto il racconto di fantascienza (ma fino a un certo punto) "The Machine stops", E.M. Forster. Per me è stata una lettura folgorante che consiglio a tutti. Il testo in originale si trova qui:
www.cs.ucdavis.edu/~koehl/Teaching/ECS18...es/Machine_stops.pdf
Si narra di un mondo futuro dominato da una Macchina, sviluppata al punto che gli uomini non devono più compiere alcuna azione materiale. Essi vivono isolati, ciascuno in una propria stanza, e ordinano alla Macchina tutto ciò che gli serve stando comodamente seduti su una poltrona: dal cibo alla musica alla luce ecc.
La cosa più interessante - e per certi versi scioccante - del racconto è che è stato scritto nel 1909, ma prevede una realtà e dinamiche che non sono molto lontane da quelle attuali. Il dominio della tecnica e della comodità comporta il radicale indebolimento delle relazioni umane, secondo meccanismi che a mio avviso si stanno riproducendo oggi, specialmente dopo la pandemia.
Ad esempio, le comunicazioni avvenivano quasi esclusivamente a distanza, per video o audio. Quando un figlio chiede alla madre di incontrarla, lei risponde che si stavano già vedendo e lui deve specificare "non tramite la Macchina".
Anche le lezioni avvenivano a distanza: "
The clumsy system of public gatherings had been long since abandoned; neither Vashti nor her audience stirred from their rooms. Seated in her armchair she spoke, while they in their armchairs heard her, fairly well, and saw her, fairly well". Il fatto che le comunicazioni non fossero proprio come nella realtà era importante, poiché la Macchina era molto più comoda e comunque riusciva a trasmettere l'idea generale di un discorso.
Il risultato è che "
we created the Machine, to do our will, but we cannot make it do our will now. It has robbed us of the sense of space and of the sense of touch, it has blurred every human relation".
Nel racconto poi si percepisce il senso di ansia e di vuoto che domina la vita di queste persone. L'assenza di azioni da compiere per soddisfare i bisogni materiali comporta, paradossalmente, la percezione di non avere mai tempo per nulla.
In conclusione, il racconto esprime in maniera magistrale - e in anticipo di più di un secolo - un mondo dominato dalla tecnica che idealmente dovrebbe avvantaggiare le persone, ma di fatto le svuota della propria umanità.