Parlando ieri a pranzo coi miei di Leggere Lolita a Teheran e di quanto fossi rimasta colpita dalla storia dell'Iran, mio fratello mi ha suggerito di leggere Persepolis, e considerato che una sezione della challenge letteraria, riguarda proprio le graphic novels, ho colto due piccioni con una fava.
Persepolis è semplicemente l'autobiografia dell'autrice, che racconta attraverso immagini in bianco e nero, prima la sua infanzia in Iran, poi l'adolescenza che coincide con il suo trasferimento in Europa, ed infine il ritorno in Iran e il suo passaggio all'età adulta, fino all'epilogo.
Ho divorato il libro in poche ore. Gli anni narrati coincidono in fase iniziale con quelli di "Leggere Lolita a Teheran". Si parte dal 1980, anno di inizio della rivoluzione, con un corto flashback per presentare la situazione precedente.
La protagonista all'inizio è una bambina, ed è appunto coi suoi occhi e la sua ingenuità e la sua fantasia che vengono presentati gli eventi, intramezzati dalle spiegazioni che i genitori le danno.
Dopo una prima parte in cui prevale il racconto degli eventi che riguardano il paese, si passa praticamente ad una narrazione che riguarda esclusivamente la vita della protagonista, che allo scoppio della guerra, viene mandata dai genitori in Europa. L'autrice affronterà la propria adolescenza, non solo con le difficoltà tipiche di una giovane ragazza, che vede cambiare il proprio corpo, ma anche con quella di una persona che emigra e deve integrarsi in un paese straniero, con usanze completamente diverse, senza potersi affidare ai propri cari, se non tramite lettere e telefonate.
Terminata la poco positiva esperienza all'estero, la ragazza tornerà a casa, ma ritrovandosi come estranea nel proprio paese. Questo comunque non le impedirà di reagire e raggiunta la maturità e una maggiore consapevolezza, di prendere la propria strada, sempre supportata dai suoi cari.
Non sono un amante delle graphic novels, nel senso che non avevo mai considerato di leggerne. Nella mia testa un libro è un libro, un fumetto è un fumetto, e il fumetto, lo lego molto all'infanzia. Questo perchè da bambini ci ammazzavamo di Topolino e simili forse. Nonostante questo, sono contenta di essere andata oltre il pregiudizio e di avere letto proprio Persepolis, perché mi ha aiutato ad approfondire ulteriormente una cosa che mi interessava, che era appunto la storia dell'Iran di quegli anni e sotto il punto di vista di un'altra persona che l'ha vissuto sulla sua pelle.
I disegni sono molto semplici, in bianco e nero, ma sarà questo che mi ha aiutato molto a tenere la concentrazione e farmi entrare completamente nella storia. Credo che le immagini, abbiano rafforzato le sensazioni ai miei occhi, specie le espressioni sul viso dei personaggi... il fumetto permette di reggere anche le scene crude, stemperate dalla forma che l'autrice bambina, dà a queste stesse immagini nella sua immaginazione.
C'è spazio anche per le risate, perché l'umanità deve comunque trovare il modo di andare avanti e sopravvivere anche ai momenti critici.
E' sicuramente una forma di espressione particolare: non so se e quante altre graphic novel leggerò ancora, ma questo per me è stato un esperimento posotivo. Anzi, se qualcuno avesse altre opere del genere da consigliare, sono tutta orecchi.
Buone letture a tutti.