Ho da poco finito di leggere
Venere in pelliccia, l'opera più conosciuta di Leopold Von Sacher Masoch, a cui si deve il termine
masochismo.
Devo dire che la lettura non mi ha entusiasmato particolarmente perché non ho amato lo stile dell'autore, anche se rimane sempre elegante: nelle pagine iniziali (e non è un complimento) mi ha ricordato vagamente
Il piacere di D'Annunzio, un po' per i lirismi e un po' per il protagonista innamorato, successivamente l'ho trovato più gradevole anche se talvolta ripetitivo. La storia è la seguente: un giovane aristocratico, Severin, si innamora perdutamente della principessa Wanda, che idolatra come la dea Venere, e la vorrebbe sposare. La donna gli rivela che ricerca il piacere e il godimento dalla vita e dagli uomini, che è incostante nei sentimenti e quindi, invece di sposarlo, gli propone di andare a vivere insieme per un po' sostanzialmente come amanti. Da lì il passo è breve per la sottomissione dell'uomo, che trova nello struggimento per la donna la sua ragione per sentirsi vivo. Inizialmente è una sottomissione più giocosa, man mano diventa più crudele e più dura. Severin accetta dapprima di diventare servo e poi schiavo di Wanda, firmando un contratto e dando alla donna la libertà di disporre della propria vita. Wanda inizialmente alterna momenti di passione sensuale a momenti di dominatrice, salvo poi concentrarsi quasi esclusivamente in quest'ultimo ruolo, legando e frustando più e più volte Severin, facendolo impazzire di gelosia e altre cose simili. L'uomo viene punito e umiliato sempre di più, ma è disposto ad accettare qualunque cosa pur di stare accanto alla sua amata e, comunque, nel dolore prova felicità ed estasi sessuale.
Il finale mi ha lasciato un po' perplessa perché mi aspettavo una motivazione diversa, ma non voglio dire altro per evitare spoiler.
Non sono minimamente riuscita a entrare in empatia con nessuno dei protagonisti e, anzi, ho trovato Severin abbastanza intollerabile. Il romanzo è largamente autobiografico perché lo stesso autore ha firmato i contratti di sottomissione con due donne, le cui personalità sono racchiuse nel personaggio di Wanda stando a quanto ho appreso leggendo sul web.
La cosa sorprendente del romanzo è che è stato scritto nella seconda metà dell'Ottocento e, visto le tematiche, non ho dubbi che risultasse scabroso, specialmente visto che è la donna ad assumere un ruolo attivo e di dominatrice. Comunque, la lettura pur con i suoi limiti, è utile per farsi una idea di come il desiderio possa essere più inusuale rispetto ai soliti canoni e per capire i rapporti di dipendenza morbosi.
SINOSSI
«Sia principessa o contadina, sia che indossi l’ermellino o il mantello foderato di pelo d’agnello, sempre questa donna con la pelliccia e la frusta, che rende l’uomo suo schiavo, è una mia creatura». Con queste parole lo scrittore galiziano Leopold von Sacher-Masoch (1836-1895) ha tratteggiato l’ossessivo fantasma della propria esistenza e della propria fantasia artistica, quell’immagine di donna – preludio alle dispotiche e crudeli figure femminili della letteratura fin de siècle – che ha possentemente ispirato la più nota delle sue opere, “Venere in pelliccia”, qui presentata nella seconda e definitiva edizione del 1878. Lungi dal risolversi nella descrizione di una patologia psichica, questo romanzo – entrato ormai tra i «classici» della letteratura – condensa e radicalizza in un complesso eclettismo la critica romantica della civilizzazione europea. Come ha scritto Gilles Deleuze, Masoch è stato un grande antropologo, «nello stile di coloro che sanno investire la loro opera di una completa concezione dell’uomo, della cultura e della natura».