Complice l'ultimo punto della Challenge e il mio desiderio di leggere qualcosa di natalizio, ho finalmente letto questa raccolta di racconti di Selma Lagerlöf. Purtroppo, di "Natale" c'è solo il primo racconto, che dà il titolo a questa raccolta, mentre gli altri sono storie invernali ma comunque incentrati su valori morali e cristiani: la redenzione, l'umiltà, la fede, l'altruismo, il buon cuore, la compassione, la semplicità d'animo e via dicendo.
Lo stile dell'autrice mi è piaciuto perché descrive molto bene la natura, mi ha ricordato un po' Lucy Maud Montgomery quando descrive l'isola del Principe Edoardo. La Lagerlöf sa mescolare favola, magia, leggenda e personaggi storici. Alcuni racconti sono più riusciti di altri, ma questo credo sia normale in ogni raccolta.
Secondo me, è il classico libro "coccola" non impegnativo da leggere sul divano, con una trapuntina, caminetto acceso, tazza fumante di cioccolata calda, mentre fuori nevica. Sicuramente vi rimarrà impressa più che altro la prima storia, ma che importa? E' una lettura che va "vissuta" sul momento, in pieno relax. E vi catapulterete senz'altro nelle terre innevate della Svezia.
SINOSSI
Una foresta innevata che si trasforma a Natale in un meraviglioso giardino, impervie montagne che rivelano miniere d'argento, schiere di anime perdute che penano tra i ghiacci eterni, accudite da una vecchietta abbandonata che non si rassegna alla solitudine: è la Svezia delle antiche fiabe che rivive in questi racconti di Selma Lagerlöf, quella dei miti e delle leggende, delle storie tramandate al lume di candela nelle lunghe notti nordiche. Ma come nei suoi grandi romanzi, lo sfondo fantastico serve a raccontare i desideri, le passioni, le grandi domande morali. La fede nella bellezza di un vecchio abate che fa nascere un fiore nel buio inverno del Nord, la giovane che perde il suo amore in mare e trova nei sogni come riportarlo in vita, il violinista presuntuoso che impara l'umiltà dalla musica di un ruscello. Dietro un'apparente semplicità emerge una sottile indagine dell'animo umano: non c'è mai un «vissero felici e contenti» nelle sue storie, ma il lieto fine è segnato da una redenzione, l'accettazione di un limite, il superamento di una paura, una ritrovata fiducia nella fantasia. E quasi sempre il «miracolo» avviene attraverso un racconto nel racconto, quell'inesauribile potere dell'immaginazione di far vedere la realtà con altri occhi o di ricrearla, di trasformare uno scrigno nascosto nel tesoro dell'imperatrice Maria Teresa, e di insegnare a re Gustavo come il valore degli uomini superi ogni ricchezza.