Ho terminato il libro e provo a fare delle considerazioni. Sull’autrice ne posso fare poche perché di lei prima di oggi non avevo mai letto un libro, forse per quella sorta di pregiudizio che ho nei confronti degli autori latinoamericani legati a quel realismo magico che poco mi attrae. Tra l’altro ho scoperto che l’Allende non appartiene alla corrente del realismo magico, anche se ne è certamente influenzata, ma a quella denominata “Post-Boom“, una corrente letteraria latinoamericana che prende vita dal modernismo e si distingue per le tematiche politiche, gli approfondimenti storici e culturali trattati attraverso una prosa semplice. A parte questa digressione posso dire che di questo romanzo ho apprezzato molto lo stile, indubbiamente l’Allende scrive bene, la sua prosa è scorrevole, a tratti poetica in altri ironica, anche quando tratta temi importanti.
Trovo inoltre che sappia caratterizzare molto bene i personaggi come già ho avuto modo di dire nei miei precedenti post, anche se poi ho trovato il libro troppo ricco di personaggi e questo per un verso ha penalizzato la storia. Mi sembra infatti che l’autrice si sia dedicata molto ai singoli personaggi e abbia un po’ tirato via il racconto, soprattutto alla fine come ha detto qualcuno di voi. Per un altro verso il fatto che ci siano troppi personaggi ha fatto sì che non tutti fossero descritti compiutamente, anzi alcuni li ho trovati abbozzati. Ad esempio Evangelina Ranquileo, che alla fine è risultata essere solo un espediente per il racconto e non una figura centrale come sembrava far presagire l’inizio. Anche l’altra Evangelina viene liquidata in poche pagine, eppure sembra essere un bel personaggio.
Ho la sensazione che l’Allende abbia lasciato qualcosa di incompiuto in questa opera, sia in alcuni personaggi, sia nella storia stessa e non mi è chiaro cosa ambisce ad essere questo romanzo. Una storia d’amore? Un giallo? Un romanzo d’inchiesta?
Leggendo un po’ qua e là ho scoperto che questo romanzo prende lo spunto da un fatto di cronaca
che troviamo nella terza parte del libro.
Ho scoperto anche che Irene è una figura autobiografica, anche l’Allende è stata giornalista e come Irene è passata da un giornalismo frivolo ad un giornalismo più impegnato. Sull’Allende giornalista ho trovato una curiosità. Pablo Neruda la criticava perché la riteneva poco obiettiva nel scrivere i suoi articoli e secondo lui faceva troppo ricorso alla fantasia, le consigliava di cambiare mestiere e scrivere romanzi.
Grazie ad Ilaria per questa lettura condivisa che come al solito mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti.