Solo ieri e oggi è presente nelle sale il Film tributo, autorizzato dalla famiglia, sulla vita di Kurt Cobain leader dei Nirvana.
Questo film è senz'altro un film livido perchè pur conoscendone già il finale, ti lascia comunque il segno colpendoti nell'immedesimazione soprattutto se hai un adolescente in casa, un figlio "diverso", un compagno difficile, un padre che ti ha abbandonato per il male di vivere. Il tributo sta proprio qui, in queste diverse persone che prendono voce e vanno oltre la sua musica e la sua fama.
Inutile dire che il primo quarto d 'ora del film quando parla dell'infanzia di Kurt mi sono sentita tremendamente male. Un'infanzia apparentemente felice fatta di video 8, regali, feste famigliari. Questa Infanzia stroncata dalla separazione dei genitori. A questo punto il film entra dentro di me, alla mia situazione e inizio a provare un estremo disagio. Ma dura poco: il disagio di Kurt non sembra nascere dalle vicende della sua famiglia ma piuttosto da un "dono di natura" perché la verità è che Kurt fin dall' infanzia ha una sensibilità diversa rispetto agli altri bambini. Una personalità iperattiva, con la mente sempre in movimento, con un'incontenibile propensione all'espressività: che spazia dalla scrittura, al disegno, alla musica. Una espressività ed esternazione delle proprie dinamiche emotive che fino a quando non sono incanalate nella musica hanno la forma dell'effetto bomba.
Il protagonsta incamera il proprio disagio per esprimerlo esplodendo e distruggendo con la propria onda d'urto le persone e le cose che gli stanno intorno. e qui scatta il mio primo interrogativo. Ma se avesse avuto un buon psicoterapeuta avremmo poi goduto della sua musica? momenti di psicomotricità avrebbero evitato chitarre spaccate, sintetizzatori ribaltati e lanci sul pubblico?
Una triste verità di questo film è che il disagio, il dolore fisico e affettivo sono fonte di ispirazione creativa o meglio si trasformano in espressione artistica. Ma io non ci ho visto solo in questo film l'artista maledetto, il genio incompreso. Ci ho visto proprio come l'espressione artistica salvifica l' uomo e come è strettamente necessaria a persone estremamente sensibili che percepiscono la realtà amplificata di chi ha un gomitolo di irrisolti o frustrazioni che deve uscire per farti stare meglio concretizzandosi in modo positivo in un artefatto...ed ecco apparire un altro tema del film. La fuga dalla realtà e dai propri pensieri che se non prende questa strada molte volte conduce all'utilizzo di droghe. droghe che diventano, come in tutte queste storie, una medicina benefica al male di vivere per poi comunque schiavizzarti ad una lenta agonia.
Cosa dire delle figure femminili del film? Di quelle figure che per scelta e non per genealogia gli sono state accanto? Promossa la fidanzata che ha creduto in lui, che lo ha sollevato dalla polvere e che è "rimasta indietro". Non riesco a salvare la figura di Coutry Love (la moglie) che sembra, forse schiava della droga o del proprio narcisismo, aver alimentato l'autodistruzione del protagonista. Questa moglie che diventata madre e neppure per il bene di sua figlia ha cercato di essere migliore. Terrificanti le scene del nuovo quadretto famigliare.
Il film è costruito molto bene, ho trovato bellissimi gli intercalari della scrittura e degli appunti dei protagonisti, le sequenze animate...le calme e silenziose interviste delle persone a lui più vicine in contrasto con la suo rumoroso e inquieto vissuto
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