Buongiorno a tutti! Inauguro questo topic dopo una lettura molto interessante, fatta in maniera abbastanza inaspettata.
Mentre ero all'aeroporto di Lamezia Terme (quindi, in viaggio a mia volta

) ho impiegato 15 minuti del mio tempo a visitare la libreria all'entrata, che è completamente dedicata a una casa editrice locale,
Rubbettino
. Tutte le volte che passo di lì ci entro, perché è la mia opportunità per acquistare qualcosa di quell'editore. Lì la mia attenzione è stata catturata da questo libriccino intitolato "Donne indifese in Calabria", di Emily Lowe: è un estratto di un più lungo diario di viaggio scritto a metà Ottocento, epoca in cui il "grand tour" in Italia era un vero e proprio trend per la formazione culturale di nobili, letterati o, in generale, per chiunque volesse darsi un tono e aveva le risorse per farlo.
Ho letto tutto il libro in volo perché era molto breve, e mi sono goduta sia il resoconto che le note della curatrice, molto ampie e precise, che aiutano a contestualizzare l'opera. Ecco le cose che mi sono piaciute di più e che mi hanno dato qualche spunto di riflessione.
1. La figura, sconosciutissima e interessante, dell'autrice. Figlia di un magistrato, era una donna dal carattere forte e sicuramente singolare per l'epoca: ha studiato navigazione ed è stata la prima donna in Inghilterra a prendere la patente nautica, oltre a progettarsi la casa in cui viveva da sola, senza l'aiuto di nessun architetto. È stata anche una pioniera del viaggio, addentrandosi in luoghi non scontati per l'epoca (la Calabria, appunto, notoriamente più isolata e impervia di altre mete italiane) e, attenzione, senza scorta! Questo è il senso del titolo del libro: "donne indifese" è la difficile traduzione di "unprotected women", donne non-protette, ovvero senza accompagnatori. Insomma, era una a cui piaceva fare le cose da sé.
2. Legato al punto precedente, le caratteristiche inusuali di questo viaggio: due donne sole, la Lowe e sua madre, che per sbarazzarsi dei gentiluomini porta-bagagli girano praticamente zaino in spalla. Davvero: utilizzavano una sorta di sacca da viaggio chiamata carpet-bag, perché fatta dello stesso materiale dei tappeti, e che era molto in voga all'epoca. Le due signore rimangono comunque delle vere lady, e portano appresso a sé l'immancabile scorta di tè con bollitore.
3. La Calabria ieri, e la Calabria oggi: è stato divertente provare a riconoscerla, io che calabrese non sono ma la guardo molto, appunto, con gli occhi della viaggiatrice. La Lowe è vittima ovviamente di romanticizzazioni e di stereotipi tipici di chi nel paese non ci vive, però devo dire che nelle sue parole si coglie se non altro un'attitudine positiva e curiosa.
È stato il primo libro di questo genere che leggo e devo dire che mi è piaciuto, merito anche della cura dell'edizione. Di solito la letteratura di viaggio non mi prende molto, ma questo è stato davvero curioso. E ho pensato che leggere diari di viaggio, specie quelli scritti in un'epoca molto diversa dalla nostra, è anche una maniera alternativa di studiare o ripassare la storia.
Voi avete mai letto qualcosa di questo genere? Cosa ne pensate?