Salve Pier,
nessun rimprovero per il cambio di nome, anche perché è una vita che mi chiamano Giuseppe invece che Giovanni. Sto meditando di cambiare nome all'anagrafe, così mi chiameranno Giovanni invece che Giuseppe

Scherzi a parte, l'accostamento a un nome che le è caro, non può farmi che piacere.
Cerco di rispondere nell'ordine a tutto. La definizione "dente avvelenato" mi sta un po' stretta, lo confesso. Mi piace fare ironia su una tendenza delle case editrici che mi appare discutibile. Prima di scrivere l'articolo, mi sono immaginato una situazione che forse non sarà mai avvenuta: la James che propone alle case editrici il suo "romanzo nel cassetto", lontano dalle sfumature. Mi sono immaginato la casa editrice rifiutarglielo, spronandola a continuare sul suo filone erotico.
Perché un pensiero simile? Perché spesso mi capita di sentire case editrici richiedere scritti che con l'arte hanno poco a che fare, ma che sono vendibili. La migliore che ho sentito: 5000 euro per chi avesse presentato "i centouno modi per portare a letto una donna". Mi ci sarei rifatto la cucina scrivendolo... ma ne conosco solo 3 o 4 di modi, e hanno pure funzionato poche volte...
Il punto è che la prima selezione dovrebbe essere delle case editrici, che prima di pensare al soldo dovrebbero pensare alla cultura. Ma in una società occidentale dove il soldo è tutto, è pura utopia.
Se non ho capito male, Pier, lei è un libraio. Ho profondo rispetto per il vostro lavoro, anche perché sulle vostre spalle grava un mondo che parte da, mi passi il termine, "molto in alto". Se un libraio vuole campare del suo lavoro, deve esporre titoli e nomi commercialmente validi nella sua libreria, e dato che non c'è posto per tutti, meglio rinunciare ai libri più validi, per quelli più vendibili (se capita che la validità e la vendibilità coincida, ben venga, ma spesso non è così). Ma è un sistema che sta abbassando il nostro livello culturale. La speranza è che chi entri per la prima volta in una libreria per la James, torni per altri autori che valgono maggiormente, senza seguire la moda del momento. Ma forse anche qui è utopia.
Alla fine dell'articolo, ho consigliato anche il mio libro, è vero. Penso di averlo cancellato e rimesso almeno cinque volte. Poi mi sono detto che, dal momento che citavo autrici e autori che avevano assunto un altro punto di vista per la narrazione, avendolo fatto anche io, nel rispetto del lavoro che avevo portato avanti per sei anni di ricerca sulla costrizione della prostituzione, e nel rispetto anche dell'associazione che finanzio col libro (Progetto Alina di Ostia), che ogni settimana va a incontrare le schiave del marciapiede, potevo inserirlo, a costo di peccare di poca umiltà.
Inoltre, mostra che sull'assunzione di un punto di vista diverso dal mio, parlo con cognizione di causa, avendo faticato non poco per mettermi nei panni di una delle tante diciassettenni costrette a prostituirsi sui nostri marciapiedi, per narrare una storia dal suo punto di vista.
Mi spiace che lo abbia visto su IBS che mostra meno pagine di anteprima rispetto ad altri siti (Es. questo:
www.youblisher.com/p/849990-Alina-di-Giovanni-Garufi-Bozza/
) Ad ogni modo, sarò contentissimo di ricevere opinioni e critiche sul tema, c'è anche la mia mail a fine libro per avere un feedback.
Rispondo anche a Novel67 con lo stesso post. Ho ricercato in rete l'articolo a cui si riferiva. Si tratta di un articolo di tre o quattro anni fa, di un sito che si occupa di "promuovere modalità di promozione in campo librario". Per quanto mi riguarda, le uniche modalità di promozione che utilizzo sono la creazione di reti di aiuto tra autori, tramite le interviste radiofoniche, e, nel caso del romanzo citato, il contatto con le associazioni che si occupano di violenza di genere e di politiche di pari opportunità. Sta funzionando, dal momento che viaggio per l'Italia per il libro, ma non le chiamerei, come ha scritto l'autore dell'intervista "innovative". Né mi definirei "scrittore" come mi ha definito lui. Al massimo autore, dal momento che ho il copyright su alcuni scritti. Se io sono "scrittore", Tommaso di Lampedusa o la Wolfe cosa sono? Dei Vate?
Per il resto, sono l'ultimo a scrivere testi che sono commercialmente validi, probabilmente.
Per quanto attiene al "punto di vista" dal quale scrivo, semplicemente quello del lettore, un lettore a cui non piace la minestra riscaldata, e che, per onestà intellettuale, non disprezza gli esperimenti di marketing, bensì le mode e il pensiero dominante che le propina.
Al contempo, apprezzo moltissimo gli esperimenti culturali, la commistione di generi letterari diversi, l'unione di più arti. E ne abbiamo tanti di esempi, tra i più famosi autori e meno famosi.
Mi passi una commento, Novel67, ma è molto curioso che nonostante tutto quello che porto avanti con il romanzo, come per esempio convincere i comuni a mettere targhe contro il femminicidio nelle aule consiliari, denunciare la tratta e la schiavitù delle donne, creare progetti per la promozione della socio-affettività nelle scuole, e via dicendo, il primo articolo che esce legato al mio nome riguarda proprio la promozione dei libri, il marketing, ed è di tre anni fa... Dà da pensare, non le pare? Il marketing e la vendita sono più importanti di ogni progetto che porti avanti.
Spero di aver risposto a tutto, segnalatemi se ho mancato in qualcosa.
E a disposizione per altri scambi di opinioni.