"Se era questa nozione del tempo incorporato, degli anni passati come non separati da noi, che io avevo ora intenzione di mettere fortemente in rilievo, era perchè in quello stesso momento, nel palazzo del principe di Guermantes, il rumore dei passi dei miei genitori che accompagnavano il signor Swann, il tintinnio saltellante, ferrugginoso, instancabile, stridulo e fresco della campanella, annuncio che il signor Swann se n'era finalmente andato e che la mamma stava per salire, io li sentii ancora, sentii proprio loro, pur situati lungi nel passato. allora pensando a tutti gli avvenimenti che si collegavano per forza di cose fra l'istante in cui li avevo sentiti e il ricevimento Guermantes, mi fece spavento pensare che fosse proprio quella campanella a tintinnare ancora dentro di me, senza ch'io potessi cambiare nulla alle note stridule del suo sonaglio, visto che, non ricordavo più come si spegnessero, per riapprenderlo, per ascoltarlo bene, dovetti sforzarmi di non sentire più il suono delle parole che le maschere si scambiavano attorno a me. Per cercare si sentirlo più da vicino, ero costretto a ridiscendere in me stesso. Quel tintinnio, dunque, era sempre stato lì, e così fra lui e l'istante presente, tutto quel passato indefinitamente trascorso che non sapevo di portare in me. [....om.] Ed è perché contengono così le ore del passato che i corpi umani possono fare tanto male a chi li ama, perchè contengono tanti ricordi di gioie e di desideri già cancellati per loro, ma tanto crudeli per chi contempla e prolunga nell'ordine del tempo il corpo adorato di cui è geloso, geloso fino a sperarne la distruzione."
Proust, "Il tempo ritrovato" due pagine prima della fine del romanzo.
Nel romanzo c'è proprio la scritta FINE, con una nota: secondo la testimonianza di Cèleste Albaret, la parola "fin." fu apposta da Proust al manoscritto "all'inizio della primavera del 1922": "Cara Cèleste, ora glielo dico. E' una grande notizia. Stanotte ho messo la parola 'fine....Adesso posso morire" (Vedere anche Meusieur Proust, di Cèleste Albaret, testi e documenti, edizione SE)
"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)