Apro la discussione, che avverrà con commenti sul libro letto dopo l'incontro del gruppo per chiunque non abbia avuto modo di essere presente, e che per adesso sia solo un piccolo approfondimento del Libro del Mese di Maggio 2017 del Gruppo di Lettura di Catania La marcia degli elefanti:
La campana di vetro di Sylvia Plath
Sylvia Plath è stata una poetessa e scrittrice statunitense, conosciuta per le sue poesie ma anche per il romanzo semi-autobiografico La campana di vetro, sotto lo pseudonimo di Victoria Lucas. La protagonista del libro, Esther Greenwood, è una brillante studentessa che inizia a soffrire di psicosi durante un tirocinio presso un giornale di moda newyorkese. La trama ha un parallelo nella vita di Plath, che ha trascorso un periodo presso la rivista femminile Mademoiselle, successivamente al quale, in preda a un forte stato di depressione, ha tentato il suicidio. I nomi di luoghi e persone sono stati cambiati per evitare oltraggi. Tuttavia, dopo il suicidio di Sylvia, il romanzo fu pubblicato con il suo vero nome, il che causò grande offesa. Una donna ritratta nel libro come "Joan" vinse il processo che riconobbe che il romanzo la etichettava ingiustamente come omosessuale.
Assieme ad Anne Sexton, Plath è stata l'autrice che più ha contribuito allo sviluppo del genere della poesia confessionale. La scrittrice per lunghi periodi della sua vita ha tenuto un diario, di cui sono state pubblicate le numerose parti sopravvissute. Parti del diario sono invece state distrutte dall'ex-marito. Morì suicida all'età di trent'anni.
La campana di vetro ha come protagonista Esther che ha un fidanzato, Buddy Willard, cui è diagnosticata una tubercolosi ed è mandato in un sanatorio. Esther si dimena per affrontare con successo la sua vita a New York e in seguito torna a vivere con sua madre.Diventa sempre più depressa, e non riesce più a dormire; consulta uno psichiatra che subito le raccomanda un'elettroshockterapia. Dopo questa esperienza, Esther fa diversi tentativi di suicidio, l'ultimo e più serio dei quali alla fine del tredicesimo capitolo. Ricalcando il vero tentativo di suicidio di Sylvia Plath, Esther lascia un appunto dicendo che farà una lunga passeggiata, scivola in cantina e ingoia quasi cinquanta pillole soporifere. Sopravvive; è poi mandata in un istituto psichiatrico, facendo, nel frattempo, altre amicizie, ed è risottoposta a un'intensa terapia elettroconvulsivante. Esther perde la sua verginità con Irwin, un professore di matematica, nel capitolo diciannove, verso la fine del libro, patisce un'inverosimile emorragia ed è ricoverata in un ospedale.
Il libro è pervaso dall'ironia. Esther esprime continuamente il suo odio verso i bambini e come desidera non averne mai nessuno—benché quasi all'inizio del romanzo, mentre comincia la narrazione, fa, en passant ed enigmaticamente, menzione di staccare una stella marina di plastica da una custodia per occhiali, "per farci giocare il bambino"; tuttavia, Sylvia Plath ebbe veramente dei figli con il poeta inglese Ted Hughes. Ci sono anche dei collegamenti tra la vita dell'autrice e i Rosenberg. Sylvia fu sottoposta ad elettroshock, e i Rosenberg furono giustiziati sulla sedia elettrica; quando si suicidò, lasciò i suoi due bambini, proprio come i Rosenberg.
Alcuni critici hanno collegato il libro ad una versione femminile de Il giovane Holden (The Catcher in the Rye) di J. D. Salinger.
Fonti Wikipedia Sylvia Plath
Fonti Wikipedia La campana di vetro
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