Eccomi a scrivere la sintesi dell’ultimo incontro del Club del Libro di Roma, che si è tenuto il
18 Settembre al bar Monti, davanti a caffè e cappuccino.
Comincio chiedendo scusa a tutti per il ritardo con cui posto questa sintesi, in particolare a chi non ha potuto partecipare e che quindi aspettava di sapere cosa fosse venuto fuori dalla nostra discussione. Scusatemi mille volte!
Il libro al centro della nostra chiacchierata è stato
l’avversario di Emmanuel Carrère, propostoci da
Cristina, una lettura bella e difficile.
Innanzi tutto occorre dire che
l’avversario è un romanzo verità, l’autore cioè scrive di un fatto di cronaca realmente accaduto: nel 1993 Jean-Claude Romand uccide la moglie, i figli e i genitori, poi tenta invano di suicidarsi. L'inchiesta condotta dalle autorità francesi rivela che la vita di Jean Claude era solo una lunga catena di bugie: sul suo lavoro, sulla sua vita… Sul punto di essere scoperto, uccide le persone a lui più vicine per – dice lui – proteggerle dal dolore che avrebbe causato loro scoprire la verità.
Carrère s’interessa alla vicenda, segue il processo e incontra Jean-Claude; attraverso conversazioni e lettere cerca di
“raccontare con precisione, giorno per giorno, quella vita di solitudine, di impostura e di assenza. Di immaginare che cosa passasse per la testa di quell'uomo durante le lunghe ore vuote, senza progetti e senza testimoni, che tutti presumevano trascorresse al lavoro, e che trascorreva invece nel parcheggio di un'autostrada o nei boschi del Giura. Di capire, infine, che cosa, in un'esperienza umana tanto estrema, mi abbia così profondamente turbato – e turbi, credo, ciascuno di noi.”
Scrivevo all’inizio che si è trattato, un po’ per tutti noi, di una lettura difficile, sia per la tematica spinosa sia perché l’autore sembra non trovare mai riposo: incontra Jean-Claude, incontra i suoi amici, incontra le persone che lo assistono in carcere e cerca di capire il punto di vista di ciascuno – del bugiardo, dei traditi e poi delle persone che ancora riescono a credergli. Lo seguiamo nei suoi incontri e ci troviamo costretti a chiederci se davvero per la moglie e i figli dell’assassino non sia stato meglio morire così, senza conoscere il peso e la vergogna di una vita che si credeva perfetta e che invece era solo un castello di polvere.
Soprattutto però siamo costretti a confrontarci con le nostre piccole, insignificanti bugie quotidiane (quelle che diciamo per gentilezza o per convenienza o solo per trarci d’impaccio): perché mentiamo – o omettiamo?
E dov’è la linea tra noi e un bugiardo come Jean-Claude? Ci sono bugie "normali" e bugie "patologiche"?
E con le nostre "bugie normali", ci riesce di essere davvero liberi o siamo solo succubi di una maschera, di un personaggio che indossiamo per stare tra la gente?
È la società, il mondo di apparenza in cui viviamo, che ci spinge ad agire così?
E soprattutto, chi è il nostro avversario?
La discussione è stata lunga e interessante, ma io mi fermo qui, sperando di aver incuriosito chi passerà da queste parti.
Concludo ricordandovi che il prossimo incontro del Club del libro di Roma si terrà questa domenica mattina… ma non mi ricordo l’orario preciso. Sempre al bar Monti comunque – ormai mi sa che non ci schiodiamo più.
Un abbraccio a tutti,