Non avrei mai pensato che commentare un libro di 96 pagine avrebbe richiesto molte parole, eppure dovrò limitarmi perché il libro di Godin ne meriterebbe a bizzeffe.
Mi piacerebbe parlarne con chi di voi l'ha letto o lo leggerà e in futuro passerà da queste parti perché di spunti di riflessione ne regala davvero molti.
Sicuramente vi sarà capitato quel raro momento di fortuna in cui vi trovate a leggere il libro giusto, al momento giusto. Ecco cosa è stato per me questo breve saggio.
Letto in pochi giorni, frenando per non finirlo troppo velocemente e darmi il tempo di riflettere e rileggere più volte le frasi sottolineate, il saggio spiega in maniera semplice un concetto altrettanto semplice ma che difficilmente riusciamo ad applicare nella nostra vita:
capire quando è il momento di mollare qualcosa.
L'analisi parte infatti da un'osservazione a mio modo di vedere condivisibile:
non possiamo cercare di far tutto, a maggior ragione se vogliamo essere i migliori. E per essere i migliori in qualcosa (dove per migliori l'autore spiega chiaramente che non intende i migliori del mondo ma i migliori nel "nostro" mondo; quindi per un'azienda in cui vorremmo lavorare si intende il migliore per loro, adesso, sulla base delle loro convinzioni e delle loro conoscenze, del loro mondo, del mondo a cui loro hanno accesso)
non possiamo perdere tempo dedicandolo ad attività in cui saremmo mediocri o semplicemente accontentandoci, facendo a meno di ciò che saremmo capaci di fare in cambio del mantenimento dello status quo, magari per paura di cambiare.
Godin rimarca più volte il fatto che veniamo cresciuti con l'idea del "non mollare mai" e che il mollare qualcosa sia equiparabile moralmente ad un fallimento. In realtà lui ritiene che sia esattamente l'opposto ma che dobbiamo prestare attenzione a quando facciamo questa scelta.
L'autore introduce un paio di concetti fondamentali mediante delle metafore: quella del
fossato e quella del
vicolo cieco (poi ci sarebbe anche quella del salto ma lascio a chi vorrà l'approfondimento di quest'ultima, anch'essa interessante), da cui prende il nome il libro.
Il fossato è il lavoro lungo e impegnativo che si rende indispensabile per passare dalla condizione del principiante a quella di chi padroneggia completamente la materia. È lungo e impegnativo, non v'è dubbio, ma è anche il mezzo più rapido per arrivare dove volete: ogni altra soluzione richiederebbe più tempo.
Viene rappresentato come una curva che inizialmente non è per niente ripida (anche perché quando iniziamo qualcosa di nuovo voliamo sulle ali dell'entusiasmo) che poi cala in un fossato profondo ed è seguita da una curva molto più ripida (la tipica "montagna da scalare") in cima alla quale ci sarà la nostra ricompensa, lo splendido panorama
il fossato è il segreto del vostro successo. Chi è determinato a compiere il lungo e faticoso percorso per risalire sulla sponda opposta – chi investe il tempo, le energie e l'impegno necessari a superarlo – è destinato a diventare il migliore del mondo.
Poi introduce il vicolo cieco (potete facilmente immaginarne la rappresentazione) e il "lavoro a vicolo cieco".
Il lavoro a vicolo cieco corrisponde alle situazioni in cui si lavora, si lavora e si lavora, senza che accada nulla. Non vi sono miglioramenti significativi e neppure peggioramenti significativi. Si lavora e basta. Dobbiamo prendere atto della sua esistenza e accettare il fatto che, dovesse mai capitare di finirci dentro, bisogna assolutamente uscirne al più presto. Sì, perché il vicolo cieco ci impedisce di dedicarci ad altro. Investire la vita in qualcosa che non può migliorare ha un costo troppo elevato in termini di opportunità perdute.
Da qui il consiglio:
Perseverate nei fossati che possono portarvi al successo e mollate i vicoli ciechi per reimpiegare positivamente le vostre risorse.
Essere mediocri è indubbiamente più facile che non affrontare la realtà e mollare. Mollare è difficile, perché impone di prendere atto che non si riuscirà mai a essere i migliori del mondo, almeno non in quella particolare attività; e allora si preferisce far finta di nulla, rimandare, non ammettere la propria inadeguatezza e accontentarsi di essere mediocri. Che inutile spreco.
Ma attenzione a non mollare se siamo certi di essere nel fossato!
mollare quando si raggiunge il fossato è una cattiva idea. Se il viaggio che avete iniziato promette dei vantaggi, allora ritirarsi nel momento in cui si entra nel fossato significa solo sprecare del tempo che si è già investito. E se vi ritirate per un numero sufficiente di volte, vi ritrovate a essere un rinunciatario compulsivo, che inizia un sacco di cose ma porta a termine ben poco.
Da qui un consiglio che ho fatto mio perché la condizione di stress da quando un anno fa ho deciso di abbandonare il mio vicolo cieco per gettarmi in un probabile fossato emerge spesso nei momenti difficili...
«Non mollare mai ciò che racchiude un grande potenziale per il futuro solo perché non reggi lo stress del presente».
Mollare quando si è presi dal panico è pericoloso e comporta costi elevati.
Credo sinceramente che quello sopra sia davvero un buon consiglio per evitare scelte avventate. Voi cosa ne pensate?
Inoltre l'autore introduce anche il tema della pianificazione e di quanto sia importante pianificare una scelta prima di prenderla, anche per sapere se e quando sarà il momento di mollare quella strada per passare su una nuova eventualmente.
Se mollare di fronte al fossato non è consigliabile, farlo di fronte a un vicolo cieco lo è eccome. L'aspetto più difficile è avere l'obiettività di capire che di questo si tratta quando si è in difficoltà, frustrati o in crisi. Per questo è fondamentale definire in anticipo i propri limiti.
Se possedete o meno le risorse e la volontà per raggiungere l'altra sponda del fossato lo sapete già, ancor prima di entrarvi. I motivi più frequenti che impediscono di diventare i migliori del mondo sono gli errori di pianificazione e la rinuncia prima di raggiungere l'obiettivo.
Non voglio dilungarmi oltre in questo primo post sul libro ma se qualcuno vorrà mi troverà volentieri qui per parlarne. Posso solo dirvi che non credo vi pentireste mai di leggere questo breve saggio che ritengo sia utile in linea generale per le riflessioni a cui conduce, applicabili non solo in ambito lavorativo.