Nonostante le diverse defezioni dell’ultimo minuto, il gruppo è riuscito a raggiungere il numero minimo e a riunirsi per il consueto appuntamento mensile.
Ci siamo incontrati nella zona centrale di una Catania, colorata, rumorosa e illuminata, vestita a festa per l’imminente ritorno nelle sue strade della Santa Patrona Agata. L’appuntamento era fissato alle 16:00 da Acquamadre, una originalissima sala da tè, gestita da uno dei membri del nostro gruppo, dove il tè è sorseggiato lentamente in calici di vetro che permettono di godere a pieno di odori e sapori.
Quindi in alto i calici di tè e via con la discussione sul libro del mese “Il cavaliere e la morte” di Leonardo Sciascia.
TRAMA
La storia è ambientata in un imprecisato paese dell'Italia settentrionale e narra di un commissario di polizia, dai modi isolati e appartati, il cui solo nome qui è Vice. Vice deve indagare sulla morte di un noto avvocato, tale Sandoz. Mentre l'azione si dipana, mutandosi in un potente apologo, il Vice tiene sempre nella mente l'incisione di Dürer intitolata "Il cavaliere, la morte e il diavolo", che lo ha accompagnato sulle pareti di tante stanze, nelle sue peregrinazioni da un ufficio all'altro, come se in quell'immagine si celasse il segreto di ciò che avviene intorno a lui. Solo che il mondo, ormai, sembra poter fare a meno del Diavolo. Forse perché "il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui".
La prima cosa messa in risalto durante la discussione è stata che il romanzo breve letto non è affatto un giallo convenzionale. Non è il mistero da risolvere il punto focale del libro, quanto piuttosto, il cammino del protagonista (Vice) che diviene egli stesso il cavaliere dell’incisione di Durer, dal quale l’opera prende il titolo. Vice affronta il cammino con caparbietà e ardimento, e con la consapevolezza di essere accompagnato, per tutta la strada verso la verità (la cittadella del cavaliere) dalla malattia in fase terminale (Morte) e da quel potere bieco e oscuro (il Diavolo) contro cui, ancora una volta, Sciascia fa lottare il suo protagonista.
È stato messo in rilievo da qualcuno che rispetto alle opere precedenti dell’autore, ci troviamo di fronte ad un linguaggio molto più maturo, si tratta infatti del penultimo
romanzo dell’autore, e probabilmente esso è stato scritto quando Sciascia, già malato, era costretto a recarsi spesso a Milano per le cure, dunque Vice risulta essere alter ego di Sciascia stesso, e il suo dolore fisico è lo stesso dell’autore.
Due interrogativi sono stati inoltre posti nel corso dell’incontro.
Il primo riguardava la trama: se il protagonista del libro non fosse stato malato in fase terminale avrebbe posseduto la stessa tenacia e lo stesso coraggio nel voler portare alla luce la verità? Probabilmente la risposta è sì. Non è forse quello che fanno tutti i personaggi di Sciascia?
Il secondo riguarda l’autore, il quale nelle sue opere ci ha spesso raccontato della sua terra: di cosa avrebbe scritto se non fosse stato siciliano? La sottoscritta è convinta che a prescindere dalla regione di provenienza dell’autore, oggi staremmo ad ogni modo parlando di un romanziere, un giornalista, un poeta, un saggista, un drammaturgo capace, nei suoi scritti, di esprimersi con lo stesso stile asciutto e immediato, e capace di analizzare la società e la cultura del suo tempo con uguale sagacia e perspicacia.
Il prossimo incontro si terrà il 2 marzo in luogo da stabilire e il libro da leggere durante il mese sarà “Dracula” di Bram Stoker.