Ieri, domenica 7 febbraio, si è tenuto il consueto appuntamento mensile del gruppo di lettura "La marcia degli Elefanti" e, anche stavolta, ci siamo riuniti su Skype. A questo incontro hanno partecipato anche alcune new entry (Vincenth, Noemi ed Elisa-elisalillibedo) e abbiamo ospitato una guest star (Anna-Annadr87). Il libro oggetto della discussione è stato
Istruzioni per rendersi infelici, un saggio scritto da Paul Watzlawick.
Il gruppo non si è trovato concorde sul giudizio finale, ci sono stati estimatori, detrattori e alcuni incerti. A me è piaciuto perché, sebbene non sia nelle mie corde, mi ha dato spunti di riflessione che, molto probabilmente, non avrei fatto.
Abbiamo comunque trovato molto di cui parlare perché Watzlawick, sotto forma di ironia, ha indicato tutta una serie di schemi mentali che ogni individuo mette in atto per rendersi inconsapevolmente infelice: ad esempio, farsi dei film mentali senza basi per poi accusare il malcapitato di turno; porsi degli obiettivi troppo lontani e irrealizzabili per evitare di provarci davvero; ritenersi non abbastanza e non meritevole e, di conseguenza, non stimare chi pensa di noi delle cose positive e così via.
Alcuni non hanno apprezzato lo stile ironico, pieno di esempi a mo' di favoletta di Watzlawick, altri invece hanno ritenuto che questo stile fosse adatto per rendere più appetibile il libro ad un pubblico abbastanza ampio che, chiaramente non ha basi di psicologia. Abbiamo anche riscontrato come l'ironia dell'autore man mano scemasse fino all'ultimo capitolo, il più serioso, nonché quello che è piaciuto praticamente alla maggior parte del gruppo. In questo capitolo Watzlawick ci dice che la vita non è un gioco a somma zero, cioè un gioco in cui tra due contendenti uno vince e l'altro automaticamente perde; spesso ci fissiamo nel voler vincere a tutti i costi, ma non ci rendiamo conto che ci sono altri attori in gioco, che c'è tutto un mondo che non vediamo perché il nostro punto di vista è limitato a noi stessi.
Watzlawick inizia il saggio parlando di quanto sia difficile, se non impossibile, definire in modo univoco il concetto di felicità e che l'uomo, molto probabilmente, non riesce ad essere felice perché è fatto così (cioè male). Continuando a leggere, si percepisce che il problema sta nel fatto che è proprio l'uomo a complicarsi la vita senza motivo. La ricerca della felicità è la ragione della nostra infelicità perché guardiamo altrove, specialmente al passato e non al momento presente. Il saggio si conclude, infatti, con questa idea ben espressa da Dostoevskij ne
I demoni:
“Tutto è buono... Tutto. L'uomo è infelice perché non sa di essere felice. Solo per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante.”
Dopo aver concluso la nostra conversazione, abbiamo votato
il prossimo libro da leggere, la categoria è la n. 4 "Avventura, azione". Ha vinto un titolo proposto da Simone (rand), cioè
La spia che venne dal freddo, di John Le Carré. La prossima riunione dovrebbe tenersi domenica 7 marzo, sempre in orario pomeridiano e molto probabilmente sempre su Skype.