Domenica 8 maggio si è tenuto il consueto appuntamento mensile con il nostro gruppo di lettura, La Marcia degli Elefanti. Io, Claudia, Noemi, Vincenth, Matteo e Nicoletta abbiamo parlato di "Thérèse Raquin" di E. Zola e, per una qualche congiuntura astrale favorevole, il libro è stato letto/ascoltato da tutti i partecipanti.
Dopo aver spiegato le serissime motivazioni che mi avevano spinto a proporre questo romanzo (totale inconsapevolezza della trama, scrittura di Zola, classico breve), mi sono soffermata su alcuni punti della storia che mi hanno colpito molto. Claudia non si è data pace per la scena del gatto, che io invece mi aspettavo; Noemi e Vincenth hanno raccontato di aver fatto quasi gli incubi con la scena dell'obitorio che, in effetti, è molto sgradevole perché Zola non ha lesinato descrizioni raccapriccianti. Solo Matteo è rimasto più indifferente perché ha letto di peggio nella sua vita, insomma non è un fiorellino di campo come tutto il resto del gruppo. Nicoletta è stata la più entusiasta del romanzo: ha amato le descrizioni dell'autore perché sembrava di essere dentro il romanzo e questo mi ha portato a fare una breve parentesi su un altro romanzo di Zola, "Il paradiso delle signore", perché lì le descrizioni sull'allestimento del centro commerciale sono meravigliose.
La maggior parte della discussione, però, si è incentrata sugli aspetti sociali e psicologici del romanzo, sia per quanto riguarda i protagonisti sia per tutti i personaggi secondari. In sostanza, non c'è un solo personaggio che non si muova per un interesse personale, c'è tanta viltà, tanti occhi che non vogliono vedere l'ovvio perché è più comodo fare finta di niente, abbiamo riscontrato anche alcune smanie di protagonismo. Ci siamo resi conto che, pur con le modifiche del caso, la società descritta da Zola ha molto in comune con la nostra società e abbiamo fatto dei brevi confronti con alcuni fatti drammatici, recenti e non, di cui i TG hanno ampiamente parlato.
Leggendo la prefazione dell'autore alla seconda edizione del suo romanzo, in cui Zola si scagliava contro i giornalisti del tempo che etichettavano la sua opera come "putridume", ci siamo interrogati su questa faccenda. Zola ha scritto di aver preso un personaggio affetto da nervi e uno sanguigno, di averli messi insieme in un dramma e di aver osservato cosa poteva venirne fuori. Noi abbiamo visto un ribaltamento di personalità, la follia dovuta a una immaginazione troppo fervida a sua volta dovuta a carenza di sonno... c'era o non c'era senso di colpa nelle azioni, nelle frasi, nei comportamenti dei protagonisti dopo l'omicidio? Secondo molti di noi no, non abbiamo visto molta umanità.
Il finale ci ha un po' divisi perché, per quanto fosse ovvio che finisse in questo modo (e anche auspicabile), ad alcuni di noi non ha dato vera soddisfazione perché troppo soft.
Conclusa la discussione sul romanzo, abbiamo votato il libro del mese prossimo e, benché volessi sottrarmi alla votazione perché farò alcuni mesi di pausa dal gruppo di lettura, sono stata costretta dai partecipanti a votare ugualmente perché si era raggiunto un pareggio tra Nicoletta e Vincenth. Il mio voto è stato dunque decisivo, ma mi ha tirato addosso le ire di Vincenth che ha dichiarato di aver scritto il mio nome sul libro nero...
Il prossimo libro che il gruppo catanese leggerà è "Eleanor Oliphant sta benissimo" di Gail Honeyman e sarà Nicoletta a organizzare la prossima riunione.
Un uomo dovrebbe essere ciò che sembra
e chi uomo non è, uomo non dovrebbe sembrare.
Otello - William Shakespeare