Oggi si è tenuto il consueto appuntamento mensile degli strabilianti liotrini, cioè il gruppo catanese
La marcia degli Elefanti. Siamo stati travolti da un caldo e particolarmente afoso pomeriggio, rinfrescato solo grazie all'aria condizionata e ai ventilatori gentilmente offerti dal bar. Dopo aver ordinato acqua gelida, gelati e dolcini vari, abbiamo iniziato a parlare del libro.
Il romanzo
"Una vita" di Guy de Maupassant è piaciuto alla quasi totalità del gruppo, nonostante ci fossero personaggi da prendere a sberle. Se la trama non ha entusiasmato tutti, vuoi per i personaggi, vuoi per la storia, vuoi per il finale, siamo stati tutti d'accordo nel ritenere lo stile dell'autore incantevole, descrittivo ma sensato, per certi versi poetico senza risultare eccessivo né stucchevole... insomma, mille mila spanne sopra ad altri romanzi, soprattutto contemporanei (e vorrei ben dire!). Le descrizioni non hanno annoiato minimamente, nonostante questo primo romanzo di Maupassant risenta moltissimo dell'influenza (per me negativa) di Flaubert, suo mentore nonché colui che spinse Guy a scrivere.
Ci siamo soffermati molto a parlare dei vari personaggi, iniziando da Jeanne, molto ingenua tanto da risultare cieca, stupida e passiva in quasi tutte le occasioni, e abbiamo fatto dei parallelismi con Maria di
Storia di una capinera e Cecile di
Le relazioni pericolose; inoltre, ci siamo confrontati sulla sua ossessione per la maternità e sul figlio, l'unico amore della sua vita che lei vive come "vero" ma in modo abbastanza morboso. Altro personaggio su cui siamo andati giù pesante è Julien, che da alcuni di noi è stato definito "disgustoso": è il classico arrampicatore sociale, in più è gretto, violento, manipolatore, incredibilmente bugiardo e infedele già dalla prima notte di nozze, notte dove peraltro stupra la sua sposa. E, tuttavia, l'essere peggiore di tutto il romanzo è senza ombra di dubbio padre Tolbiac: è l'incarnazione perfetta del fanatico religioso estremista, violentissimo, cieco, punitivo, ma anche molto sessuofobico e pure codardo; ha fatto accapponare la pelle a tutti la scena disturbante in cui uccide, con una ferocia e una brutalità senza limiti, una cagna e i suoi cucciolini appena nati, ma è anche l'istigatore di un duplice omicidio. Altri personaggi su cui ci siamo confrontati sono stati i genitori di Jeanne, anche loro molto ingenui e incapaci di educare la figlia a stare nel vero mondo fatto di sostanza e non di illusioni; il figlio Paul che, per molti versi, ricorda quella deludente figura del padre; e poi la serva Rosalie che, alla fine, si rivela l'unico personaggio più posato in tutta questa storia.
Ovviamente abbiamo cercato di contestualizzare le scelte, le azioni e la mentalità dei personaggi nel periodo storico. Ho fatto notare come, quando si parla di Corsica nei romanzi ottocenteschi (francesi, per lo più), c'è sempre qualche figura di bandito a "colorare" la situazione parlando di omicidi, contrabbando o anche pirateria. Anche il romanzo di Maupassant non è esente da questo tipo di narrazione, ce ne rendiamo conto non appena approdiamo in Corsica, una delle tappe del viaggio di nozze tra Jeanne e Julien.
Maupassant ci presenta la storia di una vita, quella di Jeanne, senza indulgere troppo nelle fantasticherie della protagonista, innamorata del suo personale concetto dell'amore, che non ha niente a che vedere con la realtà della vita. E' certamente una storia dura e pessimista perché Jeanne è schiacciata da tutto e tutti, inizia la sua vita in convento e dopo poco tempo si chiude in un'altra gabbia, in più non ha un carattere forte e stabile, quindi accetta passivamente le decisioni altrui e inizia a perdere la testa.
Alcuni di noi hanno pensato che il finale più logico fosse più o meno sempre da "mai una gioia" o che il figliol prodigo tornasse a casa, ma io credo che Maupassant abbia voluto dare una piccola gioia a Jeanne scegliendo quel particolare finale che, tra l'altro, è anche la chiusura del cerchio. Intravedo sempre un po' di autobiografia nei romanzi di questo scrittore e, anche in questo caso, ho la sensazione che il contentino a Jeanne sia stato dato perché, in qualche modo, il suo personaggio è stato creato pensando alla propria madre, cui Maupassanti era profondamente legato.
Dopo aver finito di parlare di questo romanzo, la discussione si è spostata su temi decisamente diversi, come
Bridgerton che ci ha visti particolarmente interessati su alcune "doti" artistiche del Duca e del Visconte, ma abbiamo parlato anche di romance e di alcuni trope lodevoli e altri che proprio non ci piacciono, poi ci sono state rivelazioni sconcertanti su alcune letture che... ma questa è un'altra storia!
Prima di concludere la riunione, abbiamo votato il prossimo libro del mese. Il vincitore è "La bottega dei giocattoli" di Angela Carter, proposto da Antonio - con noi da pochi mesi - a cui spetterà l'organizzazione del prossimo incontro, ma anche il prestigioso onore di scrivere il resoconto!