Domenica 5 agosto gli 11 lettori tra i sopravvissuti al caldo torrido e i disperati non ancora in vacanza del gruppo di lettura “La marcia degli Elefanti”, ci siamo incontrati per il tanto atteso appuntamento mensile per affrontare alcuni dei temi più infuocati della società di oggi: religione, queerness e femminismo. God save the queer - Catechismo femminista, di Michela Murgia, è stato il libro letto grazie al quale si è sviluppato un intenso e interessante dibattito.
In un locale dedicato ad Agata, la santa patrona e protettrice della nostra città, manco a farlo apposta, abbiamo innanzitutto dato il benvenuto alla nuova arrivata Giulia, che ha brillantemente superato la fase, usualmente imbarazzante, della presentazione. Ho poi spiegato la motivazione che mi ha spinto a scegliere questo libro: la mia personale divisione tra l'educazione cristiana impartitami durante l’infanzia e l'adolescenza e le mie successive lotte a favore dei diritti civili. Tutti conoscevamo il personaggio pubblico Michela Murgia, pochi però avevano già letto qualcosa di suo: le aspettative erano alte.
Fin dall'inizio l’autrice sembra una Ferrari che però ha poco carburante nel serbatoio: il libro parte bene, a tratti benissimo, merito anche di una scrittura scorrevole, sarcastica, precisa, tagliente, mai ridondante e superflua, poi, però, sembra procedere per una strada sterrata e perdersi in discorsi evanescenti, trascurando quello che per alcuni doveva, o ci si aspettava che fosse, il tema principale. Il sottotitolo del libro, Catechismo femminista, dovrebbe allora forse essere il titolo principale, al posto di God save the queer, perché quest'ultimo aspetto è risultato un po' sottovalutato, ripreso a piccoli tratti durante tutto il pamphlet, ma affrontato in modo sbrigativo e marginale rispetto alla vera (non) contrapposizione che si evince dal libro tra cristianesimo e femminismo. Qualcuno ha parlato della non linearità del testo, come se il tragitto che ha collegato il punto di partenza e di arrivo fosse stato un po' lungo e tortuoso ma comunque pregno di significato e ricco di spunti di riflessione. Qualche altro ha ritrovato anche nella carta la Michela Murgia snob, intellettualmente estrema e intransigente delle apparizioni televisive, con dei paragrafi incompleti che non hanno raggiunto gli obiettivi che si erano imposti; altri hanno lodato, invece, la sua capacità di rivolgersi ad un pubblico vasto ed eterogeneo, dai millenials fan di Harry Styles ai boomer che hanno vissuto esperienze di vita rigidamente diverse. Mentre alcuni hanno definito forzata la contestualizzazione delle Sacre Scritture, fatta soltanto per trovare a tutti i costi dei riferimenti femministi che in realtà là non esistono, lamentandosi del fatto che l'autrice abbia inventato una sua fede personalissima e un Dio nuovo che assecondi il suo pensiero, altri hanno invece lodato la sua capacità di interpretare il Vangelo secondo la sua maturità, logica ed esperienza, donando una visione personale del Divino che non ha la presunzione di imporsi come pensiero unico e dominante ma anzi vuole essere punto di partenza per fare riflessioni personali che porteranno ciascun lettore ad una crescita individuale e, in quanto tale, diversa dalle altre. Tutti, però, hanno apprezzato i riferimenti all'iconografia di Rembrandt e soprattutto di Rublëv, in cui maschile e femminile si mescolano e si esaltano. Parti che, descritte con passione e dolcezza, sono state ritenute le migliori, e forse più emozionanti, dell'intero testo. È stato molto apprezzato anche il parallelismo con il mondo virtuale, dei social e dei videogames, che ci dato modo di riflettere sull'identità, la sessualità, l'accettazione della diversità, le fantasie e le proiezioni di noi stessi sul mondo e sugli altri, i dogmi imposti da secoli di patriarcato, il desiderio di una società nuova in cui ci si possa presentare con la semplice frase “Ciao, sono Ciccio” per essere riconosciuto e accettato universalmente come individuo,privi di etichette e senza che qualcuno del mondo esterno, per un proprio bisogno di sicurezza e protezione, possa prevaricare sui sentimenti e sulle idee degli altri.
Un libro divisivo forse, contraddittorio come le tematiche affrontate, un esercizio di retorica abbastanza riuscito.
Cercavo una risposta, ho avuto domande. E forse è proprio questo il bello di questo libro, ma lo si capisce dopo.