Quando ho deciso di proporre Gli Invisibili di Pajtim Statotvi come libro del mese del nostro gruppo di lettura sapevo già che ci avrebbe fatto discutere parecchio, e la riunione che abbiamo fatto giorno 2 marzo ha confermato il mio pensiero.Gli invisibili o, come ha detto qualcuno, meglio usare il titolo originario, Bolla, inteso come Spettro, Bestia, Diavolo, racconta la storia del giovane kosovaro Arsim e del suo viaggio tra identità, desideri e repressioni, sullo sfondo della guerra nei Balcani e della passione tormentata con il giovane Milos.
Nonostante tutti abbiano apprezzato la scrittura di Statovci che ha reso il libro molto scorrevole, tanto che alcuni si sono sorpresi di averlo divorato in pochi giorni, la discussione è stata molto passionale: da una parte c’era chi si è presentato con appunti e libri pieni di post-it e pagine dagli angoli piegati per rileggere i passi che maggiormente li avevano coinvolti (ed erano tanti!), e dall’altra chi avrebbe voluto portare forconi e granate ma che, per ovvie ragioni, non ha potuto farlo. In particolare, è stato il personaggio di Arsim a fomentare il dibattito. Sebbene tutti lo abbiamo definito un personaggio negativo, d’altra parte in questa storia non ci sono eroi ma soltanto vinti (o disagiati psicopatici, come qualcuno ha voluto precisare), una parte di noi ha calato il personaggio nel contesto oppressivo e conservatore da cui proviene e dove le sue inclinazioni e aspirazioni si scontrano con la realtà di un Kosovo rigidamente patriarcale, e ha capito, seppur non condividendole, le azioni del protagonista ritenendole coerenti con il suo vissuto; gli altri, invece, sono stati sopraffatti dalla brutalità del suo comportamento che ha innescato un odio profondo tanto da dover interrompere a tratti la lettura per evitare di bruciare il libro. Arsim è risultato un uomo egoista che ha idealizzato la figura di Milos perché in lui intravede una via di fuga e una speranza, ma resta sempre uno spettatore della sua vita. Alcuni hanno visto un parziale pentimento, altri non hanno riconosciuto in lui nessuna presa di coscienza ma anzi una stupidità relativa anche alle semplici basi della biologia e della riproduzione umana.
Abbiamo individuato due piani narrativi: quello del dramma interiore vissuto da Arsim e quello della guerra, impersonificata da Milos, che però resta sullo sfondo anche se ne percepiamo le atrocità. Tutti hanno trovato diversi spunti di riflessione, dal tema dell’esilio a quello della sessualità, dalla violenza domestica alla ricerca di appartenenza. Ci siamo chiesti anche cosa significhi moralità, se ne esista un valore oggettivo e misurabile o un limite non superabile, quale sia il ruolo educativo di un adulto e quanto sia fragile e instabile la maturità di un ragazzo minorenne.
Qualcuno ha provato tanta empatia per Milos, soprattutto nel finale della storia, altri invece lo hanno indicato come un personaggio contraddittorio e comunque non esule da colpe e prevaricazioni. È sembrano strano come questi due personaggi abbiano scelto due lavori, lo scrittore e il medico, che, per loro natura, dovrebbero implicare una certa sensibilità, una cura che i due uomini sembrano non avere e che invece possiede l’unica figura femminile, Ajshe. Il suo personaggio è stato il più apprezzato dai più, anche se ci siamo domandati se il suo gesto finale fosse dovuto alla devozione verso l’ex marito, affetto incondizionato o segno di superbia. Forse è proprio qui la bravura dell’autore, cioè quella di aver creato dei personaggi reali, concreti, complessi e riconoscibili, in grado di suscitare forti emozioni.
Anche il finale, ovviamente, ci ha diviso: gli uni lo hanno trovato molto bello, perfettamente coerente con la storia e con il personaggio di Arsim, gli altri ne sono rimasti amareggiati, sperando forse in una redenzione che comunque sapevano non poter esistere. Tutti, però, siamo rimasti un po' perplessi della storia dentro la storia, quella della bambina e del serpente, che fa da cornice. Nessuno di noi pensa di averla davvero interpretata nel modo giusto, forse questa rappresenta l’amore distruttivo verso sé stessi e verso gli altri, forse la sessualità repressa del protagonista, forse lo scherzo di un dio cattivo che ci crea imperfetti, forse un calco del testo biblico in cui il serpente seduce Eva con una mela, la stessa mela che Arsim offre a Milos.Gli invisibili è stato riconosciuto complessivamente come un romanzo intenso, accompagnato da descrizioni potenti e da una prosa evocativa e cruda che lo rendono interessante ma non da consigliare a tutti. Chi non aveva ancora letto il libro tra di noi, però, è tornato a casa con la voglia di farlo. E questa è già una conquista!
Sembra proprio che quest’anno abbiamo deciso di intraprendere la strada della spensieratezza, e infatti il prossimo libro che leggeremo sarà L’altra verità. Diario di una diversa di Alda Merini, proposto da Serena.