Sabato 18 gennaio, dopo la pausa natalizia, il club del libro di Cosenza ha ripreso gli incontri mensili.A questo primo appuntamento del 2025 hanno partecipato anche nuovi membri.Siccome nel precedente incontro la scelta era ricaduta sulla vincitrice del Nobel alla letteratura 2024, per questo appuntamento in molti avevano manifestato l’idea di riscoprire l’unica scrittrice italiana vincitrice del Nobel: Grazia Deledda.Il testo proposto è stato “Cenere”, racconto meno noto rispetto al più famoso “Canne al vento”.La storia è ambientata nella Sardegna degli inizi del 900’ e narra del giovane Anania, nato da una relazione more uxorio tra la bella e ingenua Olì e Anania padre, un uomo già sposato che prima aveva riempito di bugie e false illusioni l’amante e poi l’aveva abbandonata.Il piccolo, dopo aver vissuto i primi anni di vita con la madre e la vedova zia Grathia in ristrettezze economiche, un giorno viene lasciato da Olì dinanzi alla casa del padre, con la speranza di offrirgli una vita migliore.Inizia così per il ragazzo una nuova fase della vita. Zia Tatiana, l’anziana moglie del padre, da donna profondamente devota tratta il giovane come un figlio e non come “matrigna”, provando nei suoi confronti un sincero affetto filiale.Le giornate di Anania sembrano così trascorrere tranquille, tra gli studi e l’amore per la bella e ricca Margherita, ma come la cenere sotto il fuoco, nella sua mente e nel suo cuore cova sempre un unico pensiero che fa da leitmotiv alla narrazione: la madre.Anche quando i suoi studi lo portano nel continente, non smette di pensarla e di cercarla.Tuttavia, è proprio al ritorno da Roma che ritrova Olì, ormai ridotta in miseria e per lei si compie così il tragico destino.Come sempre accade durante le riunioni, i temi trattati hanno dato spunto a più riflessioni.Innanzitutto, le varie sfaccettature dell’amore, quello materno visto sia dal punto visto della madre naturale che per amore del figlio arriva a suicidarsi, che da quello della madre adottiva che prende in casa e accudisce il frutto del tradimento del marito; l' amore ingenuo e travolgente di Olì per il padre di Ananania e per i suoi successivi amanti, nessuno in grado di amarla e rispettarla; l'amore di Anania per Margherita, un sentimento che pur guidando il ragazzo verso il riscatto sociale non riesce comunque a scalfire il pensiero per la madre e la ricerca delle proprie radici.Per il gruppo Anania vive una perenne crisi di identità; se per un verso egli vuole diventare un uomo degno di Margherita attraverso lo studio così da non doversi più sentire “figlio del peccato”, dall’altro non riesce a staccarsi completamente da questo passato che lo attira a sé al punto che una volta ritrovata la madre, abbandona tutti i suoi progetti per l’impellente bisogno di redimere lei agli occhi della società. Per lui solo in questo modo è possibile espiare quel senso di colpa, quella sorta di peccato originale del quale si è sempre sentito macchiato. L’autrice si è sicuramente rivelata un’abile scandagliatrice dei pensieri umani in tutta la loro complessità. Come accade nella realtà, a volte sembra quasi non capire il perché di alcuni comportamenti, ma la vita è travolgente come una fiamma che brucia e divampa tutto ciò che incontra sulla sua strada.Non sono poi passate inosservate le ricche descrizioni dei paesaggi che fanno da sfondo agli eventi. Le minuziose descrizioni rendono al lettore facile immaginare le varie scene e così la Sardegna, che dei racconti della Deledda è una costante, assurge quasi a personaggio di ogni suo racconto.Abbiamo immaginato il mondo rurale, ricco di credenze e di racconti, che doveva essere l’isola agli inizi del secolo breve.Il legame ancestrale con questa terra è forte anche per gli isolani ormai emigrati a Roma.Non sono mancati anche collegamenti con il pensiero di filosofi quali Kant, Kierkegaard, autori che non dovevano essere certo sconosciuti all’autrice.Tutto il gruppo non ha potuto che apprezzare la prosa dell'autrice; varie frasi hanno colpito i lettori.In conclusione la lettura è stata apprezzata e non ha che confermato la grandezza della Deledda. Nel darci appuntamento a febbraio, abbiamo sentito la necessità di trovare un posto più idoneo ad ospitare un maggior numero di partecipanti in modo da poter meglio interloquire, permettendo a tutti di esprimersi senza sovrapposizioni.