Se negli ultimi tempi la stampa sembra quasi convincerci del come gli unici trend in crescita siano associati solo a fenomeni negativi, come inflazione alimentare, debito pubblico e tasso di interesse, la nostra piccola realtà sovverte questa deriva, regalandoci piccoli motivi di gioia e soddisfazione. Il gruppo, infatti, si conferma in crescita, tant’è che all’incontro mensile tenutosi sabato 22 Marzo presso il bar Alibi, tra gli undici membri riuniti, abbiamo avuto modo di salutare ed accogliere due new entry. E questo è un bel segnale, non tanto per il numero in sé, quanto per l’opportunità che rappresenta; come dice Socrate (maestro del Platone tanto caro a qualcuno dei partecipanti) “il dialogo è l’arte di scoprire ciò che non si sa, attraverso ciò che si dice”, ed è per questo che l’ingresso di nuove personalità, idee, opinioni e vissuti, diventa per noi e per le nostre condivisioni, occasione di arricchimento e scambio proficuo.
Al centro della discussione odierna, si è posto il libro “La ricreazione è finita” di Dario Ferrari, edito da Sellerio. La trama si snoda alternando in parallelo le vicende di Marcello, protagonista del romanzo, che vince in modo insperato una borsa di dottorato di ricerca in letteratura, e quelle di Tito Sella, letterato e rivoluzionario figlio del sessantotto, oggetto del progetto di ricerca stesso.
Durante il dibattito il giudizio dei presenti sull’opera non è stato unanime. Alcuni hanno condiviso la loro attesa-disattesa, sottolineando, viste le recensioni, come il libro si sia mostrato per contenuto, registro ed intreccio, meno efficace di quanto sperato e forse fin troppo semplicistico. Di fatto c’è da ammetterlo: non siamo davanti a un trattato, o a pagine che in qualche modo possano cambiarci l’esistenza o stimolare troppo la riflessione; è un volume la cui lettura lascia esattamente come ci ha trovati. In questo senso, altri, invece, hanno espresso un giudizio generale leggermente più positivo, collocando l’opera in un contesto ad essa più congeniale: storia leggera più o meno scorrevole, da leggere senza troppo impegno prima della buonanotte.
Una vittoria da parte dell’autore è stata quella di innescare in tutti i partecipanti all’incontro, la curiosità di verificare se Tito Sella fosse un personaggio realmente esistito. La risposta è: no.
I temi che hanno guidato il resto della discussione, sono stati principalmente tre. Il primo ha riguardato i retroscena del mondo universitario, cui è stato dato ampio spazio con commenti circa l’iter di selezione dei candidati al dottorato. Il secondo ha ripreso il binomio figli-famiglia, a seguito della lettura di alcuni estratti.
L’ultimo è stato incentrato sulla figura di Letizia, fidanzata di Marcello, ed il presunto amore che li unisce. La giovane è presentata come brillante studentessa di medicina, di buona famiglia, avvezza al successo e propensa ad imporsi standard altri. Per una qualche variante della legge del contrappasso, si trova a legarsi ad un uomo che sembrerebbe sposare valori diametralmente opposti ai suoi. Come nel più classico degli amori tossici, lei ci si lega, fino quasi a dipenderne. In prima battuta tutti noi presenti abbiamo concordato sul fatto che la giovane avrebbe potuto trovare di meglio. In un secondo momento, siamo tornati sulla questione, approfondendola fino a chiederci: la scelta ricaduta su Marcello, è stata frutto di poca autostima (perché lei non riconosce il suo valore)? Ci sono sfuggite particolari doti del protagonista? Oppure, non è che nel tratto psicologico della ragazza, figlio del suo vissuto, il fidanzato fosse per lei una tappa, una casella da riempire, che una volta trovato, diventava definitivo, così da poter veicolare forze ed energie in altre conquiste? Letizia sembra essere un personaggio trascinato nella vita da traguardi da raggiungere, entro tempi che era lei stessa a dettare, scandire ed imporsi. La questione, per queste ragioni, resta aperta.
Un’ultima battuta è stata poi fatta sul commento alla duplice sfumatura del titolo. Da un lato la ricreazione si pensava fosse finita per i borghesi, quando Silla e i suoi sgangherati compagni sognavano di svegliare i proletari con il fuoco della rivoluzione (che poi questo fuoco, forse era appena una fioca fiamma). Dall’altro la ricreazione si sperava fosse finita per Marcello, cosicché potesse iniziare a dare una direzione più adulta e responsabile alla sua esistenza. Abbiamo concordato sul fatto che non sappiamo come la sua storia andrà a finire e se lui avrà davvero superato davvero la sua sindrome di Peter Pan.
Salutandoci ci siamo dati appuntamento al prossimo mese, con la promessa che la prossima volta ad accompagnarci non saranno solo le bevande, ma una pizza!