Rieccoci. Con il nuovo anno sono tornati anche i pasticciotti in versione letteraria.
Il ciclone natalizio ha travolto il nostro incontro di dicembre così questa volta abbiamo avuto due letture di cui parlare. Poco male, visto che i due libri in discussione esplorano in maniera speculare gli universi del maschile e femminile e molto abbiamo avuto da dire dal loro confronto.
Sfortunatamente, ai tavolini all'aperto dello storico bar che ci ha ospitato, la rappresentazione dei due mondi è stata nettamente sbilanciata in favore delle donne per 5 a 1.
Un'unica presenza maschile preziosissima perché ha offerto una chiave di lettura al libro Il club degli uomini che ha suscitato fra i presenti sentimenti di indignazione, pochezza e squallore, senza farsi mancare accuse di classismo.
Contestualizzare i racconti di quel club agli anni 80 in cui sono ambientati, ci ha permesso di apprezzare il tentativo di quegli uomini di esplorare il proprio mondo emotivo in un momento in cui le donne parlavano di politica e diritti per consolidare conquiste che gli uomini si ritrovano ad avere già da tempo.
La corsa frenetica e gli eccessi di quegli anni fanno il resto, ed ecco stimati professionisti più o meno di successo con vite regolari, che si ritrovano adolescenti a raccontarsi di donne e misfatti, per poi sfasciare in un impeto goliardico la sala in cui si ritrovano.
Decisamente è stato poco apprezzato, ma ci ha permesso un'incursione nella letteratura americana di Michaels, Carver e soci.
E quale sarebbe l'argomento principe dei racconti maschili? Le donne ovviamente!
Il nostro secondo libro, Il rosmarino non capisce l'inverno, tesse questa metà del cielo attraverso racconti di donne le cui storie ruotano intrecciandosi attorno alla memoria della garbata e arguta signora bionda che ha sfiorato le vite di tutte.
Sono donne impensabili solo qualche anno fa, donne che affermano se stesse, ricostruiscono le loro vite e affrontano cliché scardinati e sempre più scardinabili.
Abbiamo tutte apprezzato che l'autore sia un uomo. A pensarci, è come se in questo modo , a quarant'anni di distanza, stia riscattando la brutta figura e gli scarsi limiti in materia emotiva degli uomini anni 80.
A qualcuna di noi è mancata la nota in disaccordo e di rottura come se le donne rappresentate fossero troppo perfette, troppo amabili e quindi irrealistiche.
A qualcun'altra ha pesato l'immancabile sofferenza raccolta in ogni racconto.
Ci è mancata la lettura maschile, ahimè!
Il nostro unico rappresentante ha lasciato il tavolo per primo con un gesto di galanteria che, alla faccia dei cliché, è stato molto apprezzato.
Mi riservo di riaprire l'argomento al prossimo incontro!