Il rientro dalle vacanze estive con il suo carico nostalgico di incantevoli ricordi non ha minimamente incrinato l'entusiasmo che sempre accompagna l'incontro settembrino del nostro gruppo!
Un magnifico viale, deliziosamente decorato con alberelli e nastri bianchi, e furgoncini carichi di decorazioni floreali in consegna hanno accolto il nostro arrivo al Cafè del teatro San Carlo.
Un'attenta azione investigativa, abilmente condotta dalla nostra scaltra Raffaella,
ha svelato l'arcano: le splendide orchidee bianche non erano destinate ahimè all'allestimento della sala in onore del nostro incontro...ma al foyer del teatro in occasione della celebrazione di un mega matrimonio da fiaba!!
Beh...di certo i seicento invitati previsti alle nozze da sogno non hanno per nulla intimidito i Milleletturiani che, baldanzosi come sempre, hanno puntualmente preso posto agli eleganti tavolini del Cafè.
Erano presenti:
Stefania, Mario Luca, Claudio, Annalisa, Marcello, Antonella, Serena, Luisa, Alessandra, Mariachiara, Olimpia, Maria, Federica, Raffaella (con la rosa), diverse new entry: Serena, Simona, Alessandro, Angela e Marianna e...
me medesima, raggiante per le orchidee e gli alberelli!!
Protagonista dell'incontro il libro autobiografico di
Denise Pardo:
"La casa sul Nilo", proposto da Mariachiara.
La nostra moderatrice ha introdotto "l'opera prima" di questa scrittrice che ha conosciuto personalmente nel corso di un'intervista, alla presentazione del romanzo, raccontandoci anche del divertente siparietto a cui aveva assistito non senza imbarazzo, riportandoci che, nel corso dell'evento, un noto giornalista aveva continuato imperterrito a spoilerare alla platea tutto il romanzo, sotto lo sguardo attonito dell'autrice!!
A metà tra romanzo storico (...ma a tal proposito è sorta una diatriba piuttosto accesa...) e rievocazione di eventi familiari in un preciso contesto storico- culturale, il libro colpisce per il calore che emana.
L'autrice, una giornalista che si occupa di politica, racconta la storia della sua famiglia, rappresentata da un coacervo di origini differenti.
La vita al Cairo, una realtà cosmopolita, dove si evince un sentimento di fratellanza che va oltre la tolleranza, rappresenta un'apertura autentica all'altro, una contemplazione della diversità di lingua, etnia, tradizioni come risorsa.Questa è apparsa a tutti la carta vincente.
Nel momento in cui lascia il Cairo per fuggire a Roma l'autrice ha solo quattro anni e, nel corso di vent'anni, ricostruisce una tessera alla volta, attraverso i racconti dei suoi familiari la storia avvincente, idilliaca e al tempo stesso drammatica della sua famiglia, un racconto intriso di velata nostalgia.
La scrittrice si lascia trasportare, catturando ogni sentore, ogni essenza, ogni percezione, ogni sensazione, ogni sapore di quel mondo ed alla fine il romanzo appare come il parto travagliato di una storia che, nell'ansia di offrire un quadro ampio e dettagliato, può far perdere un po' di vista il filo conduttore, secondo
Annalisa.
Ad Alessandra invece il libro ricorda un po'
"Lessico familiare" di Natalia Ginzburg anche se in quest'ultimo la storia è vissuta in prima persona dall'autrice, inoltre l'atmosfera esotica e affascinante di un mondo perduto la riporta alle Mille e una notte.
L'elemento storico concretamente presente è piuttosto edulcorato in immagini che ci avvicinano al generale Nasser, visto sotto un profilo diverso, quasi sotto una luce positiva, non nella veste di dittatore e di efferato uomo di potere, segno del desiderio dell'autrice di dare al romanzo un taglio diverso, sospendendo il giudizio.
Del resto, come sottolinea
Antonella, si tratta di una saga familiare tutta al femminile, un matriarcato che si radica nell'élite.
Lo stile è lineare, ma le sensazioni espresse sono mediate dai ricordi altrui, le percezioni sono idealizzate, afferenti ad una realtà ristretta ed elitaria seppur testimoniano un'immane tragedia universale a seguito della diaspora.
Del resto echi antisemiti imperversavano nell'Europa degli anni 60.
Nel romanzo campeggia il mitteleuropeo come forma mentis ed aleggia il senso di non appartenenza insito nel DNA degli Ebrei.
Colmi di fascino i luoghi, descritti con perizia, attraverso fotogrammi suggestivi che incantano.
Il romanzo è una sorta di diario intriso di essenze, di profumi, di sapori che si fondono in un'atmosfera magica che poteva però assurgere a qualcosa di più.
Per
Luisa è un romanzo non proprio "democratico", costellato da troppi personaggi, il che l'ha indotta ad una rilettura da cui ha estrapolato una frase emblematica che racchiudeva il senso della storia: "Siamo soli come lo siamo sempre stati".
Marcello evidenzia come l'élite non faccia nulla per evitare la deriva, nonostante lo spettro della devastante guerra mondiale non sia ancora svanito...
Alessandro evidenzia, in merito al personaggio di Hafez, la dicotomia tra il suo essere un individuo e l'appartenere al proprio tempo, dal suo percepire i sentimenti al suo diventare qualcosa di differente in un ritmo evolutivo non esente da sovrastrutture.
Il voto di gradimento del libro si è attestato su un discreto sette: il romanzo è stato apprezzato ed ha convinto, così come ci hanno convinto ancora una volta le torte che hanno accompagnato la discussione
e che in tema di profumi, essenze e sapori hanno retto alla grande il confronto con i dolci esotici "raccontati" nel romanzo...
Per la foto di rito di gruppo invece stavolta abbiamo deciso di rubare la scena al pianoforte, posando al centro della sala, in tutto il nostro splendore: siamo o non siamo bellissimi?
Ad ottobre ci terrà compagnia la lettura del romanzo di
Irene Nemirowsky proposto dalla nostra Claudia:
"Il vino della solitudine" che ha riscosso un notevole numero di preferenze...sarà per la Nemirowsky? Sarà per la solitudine? Sarà per il vino??
Vi attendiamo al prossimo incontro, numerosi come sempre...
sobri, naturalmente!!