Anche stavolta Antonella ha assolto in modo ineccepibile il suo ruolo, redigendo il seguente resoconto che ho il piacere di pubblicare.
Sabato 18 maggio 2024 il gruppo di lettura di Napoli si è ritrovato nella sede usuale del bar del Teatro San Carlo in una mattina uggiosa, con un cielo dalle tonalità insolite tra l’ambrato e il giallastro e rapidamente il paese del Sole e del mare si è trasformato nel paese del diluvio. Erano presenti Mario Luca, Stefania, Alessandro, Mariangela, Maria, Alessandra, Rosaria, Peppa, Alessia, Raffaella, Claudia, Adriana e la sottoscritta Antonella al suo secondo resoconto. Abbiamo dato il benvenuto alla giovanissima Giorgia, al suo primo incontro.
Prima di cominciare la discussione del libro del mese, Stefania ha ricordato che quest'anno il gruppo di lettura di Napoli festeggia 9 anni dalla fondazione ed ha suggerito di rispolverare la tradizione dell'incontro di luglio con picnic a Capodimonte, con grande entusiasmo dei presenti. Durante il prossimo incontro si decideranno i particolari.
La moderatrice del mese, Alessia, introduce il libro “Ragazze elettriche” di Naomi Alderman, un testo che ha fatto molto discutere la critica alla pubblicazione e noi lettori già nelle scorse settimane.
Il libro ha come tema il potere, ci parla della società attuale ma con ruoli capovolti: il potere, anche fisico, è posseduto dalle donne, e i maschi sono relegati a una situazione di totale inferiorità: vengono sopraffatti, umiliati, violentati, perdono i diritti, sono ridotti in schiavitù.
Le ragazze adolescenti prima, e poi le donne tutte, si accorgono di avere il potere di reagire a soprusi e violenze provocando dolore e morte con una scarica elettrica emanata dalle mani e attivata da una misteriosa “matassa” tra le clavicole.
La prima domanda che si pongono i lettori, le lettrici in particolare, è a che punto saremo disposti ad arrivare se potessimo reagire con la violenza alla violenza.
Stefania ritiene interessante l'idea di partenza della scrittrice che però le risulta sviluppata solo attraverso le azioni, senza introspezione dei personaggi.
Claudia non ha apprezzato gli sparsi riferimenti religiosi, e non lo considera un libro femminista poiché i comportamenti delle donne risultano peggiori di quelli degli uomini e le protagoniste non attirano le simpatie di chi legge.
Adriana spiega che l'autrice ha raggiunto pienamente lo scopo che si era prefissa, cioè provocare, criticare l’attuale situazione
sociale attraverso il ribaltamento dei ruoli al potere con l'uso della forza, proponendo una gestione al femminile del potere con le stesse regole dell'attuale gestione al maschile.
Poiché siamo abituati a millenni di potere maschile caratterizzato da soprusi, violenze, sopraffazione e ingiustizie verso le donne, guardare gli stessi comportamenti agiti da donne verso gli uomini è una provocazione che sottolinea la critica sociale e comportamentale della società attuale.
Alessandro è stato particolarmente infastidito dall'uso dell'aggettivo “maschile” legato al concetto di potere, ingiustizia e sopraffazione, ritenendolo ingiusto e deleterio nei riguardi degli uomini che come lui si impegnano per essere pari nel giudizio, nelle opportunità e nel trattamento di donne e uomini nella vita sociale e sul lavoro, pensando alla correttezza e all'equità prima di parlare e di agire.
Dopo una vivace discussione, si è trovato un accordo sull'uso dell'aggettivo “maschilista” al posto di “maschile” in contesti con accezione negativa: potere maschilista, società maschilista.
Potrebbe sembrare un discorso sterile, ma in realtà il mondo si cambia con un aggettivo, un sostantivo, una finale di genere alla volta, soprattutto in una lingua come l'italiano, che non solo ha il maschile e il femminile, ma non per tutte le parole (le professioni, per esempio), ma che accorda il plurale sempre al maschile. Raffaella riferisce che spesso, alla lettura di azioni di violenza gratuita, ha riflettuto che purtroppo è la realtà quotidiana che la cronaca porta alla nostra attenzione.
Alcuni di noi hanno letto il libro in lingua originale. In inglese si chiama “The power”, un titolo che, pur giocando con l'accezione di elettricità, risulta molto più adatto rispetto alla traduzione “Ragazze elettriche”, visto che il tema è appunto il potere, anzi l'abuso del potere da parte di chi lo detiene, maschio o femmina che sia.
Alcuni dei presenti non lo hanno letto o non sono riusciti a finirlo. Io ho confessato di averne letto pezzi sparsi, apprezzandone il linguaggio fluido e discorsivo, semplice e lineare, dal quale è stata facilmente estrapolata la sceneggiatura.
La storia mi ha creato tanto disagio e continuare la lettura è stato uno sforzo.
Peppa ha ritrovato una visione molto reale e nello stesso tempo molto alterata della società di oggi di domani, in cui la reazione all'offesa è spesso estrema.
Rosaria ha rilevato che nel libro c'è un unico episodio in cui si ricerca una coesione femminile positiva (quando una donna viene arrestata e non curata) che fa da contraltare a una serie di episodi che sconvolgono, agghiaccianti come troppe storie di cronaca quotidiana.
Alessandra lamenta di non essere riuscita ad immedesimarsi in nessun personaggio.
La new entry Giorgia riconosce di preferire libri con introspezione psicologica, ma ha trovato Jocelyn e Tunde tra i personaggi più interessanti. La discussione è stata molto articolata e, per quanto il libro abbia ottenuto il suo scopo di provocare emozioni negative per far riflettere, non ha ha riscosso l'approvazione del gruppo di
lettori che gli hanno attribuito voto 5.
Come sempre il nostro gruppo ha attirato la curiosità e l'interesse degli altri avventori: stavolta il vicino di tavolo ha centellinato cornetto e caffè fino all'estrazione della moderatrice (sostantivo femminile) di luglio che sarà Raffaella.
Per l'incontro del prossimo mese è stato scelto il libro “Due di due” di Andrea De Carlo.