Ore 18:45, il sole si appresta a scomparire. Non c’è caldo, ma non sembra nemmeno sia iniziato l’autunno: insomma temperatura ideale per vedersi all’aperto. Siamo ancora in fase di costruzione e allora quale posto migliore dei cantieri culturali della Zisa per vederci? In uno spiazzale enorme semi deserto che ci ospita, defilati ci accomodiamo attorno ad un lungo tavolo: con me Ciro, Peppe e due nuovi compagni, Letizia e Francesco, che, siamo fiduciosi, ci accompagneranno ancora in futuro. Il sorriso radioso di Ciro riflette il suo amore per la lettura e spezza forse l’imbarazzo di ritrovarci per la prima volta dal vivo: finalmente ci siamo! Prima di cominciare, allarghiamo la schiera dei partecipanti e ci colleghiamo in videochiamata con Lia e Alberto. Quindi libri sul tavolo e se ne introduce la storia, che si articola in due, meglio tre, filoni narrativi: il potere esercitato da Rafael Leonidas Trujillo nei tre decenni della sua dittatura nella Repubblica Domenicana, l’attentato pianificato e realizzato da parte di un gruppo di dominicani nei confronti del Generalissimo e la storia di Urania, scappata via a 14 anni e tornata, dopo trent’anni, a Santo Domingo per fare i conti, una volta per sempre, con il proprio passato. Tutti ammettono che il libro – romanzo storico abbastanza fedele nella descrizione di personaggi e avvenimenti - ha dato la possibilità di conoscere uno spaccato della storia della Repubblica Domenicana di cui non si conosceva praticamente nulla; oltre a questo, ha fornito diversi spunti su cui muovere alcune riflessioni. Provo a riassumere di seguito.
- Il regime totalitario di Trujillo, periodo compreso dal 1930 al 1961, appare analogo ad altre dittature diffuse in quel periodo, a partire dal contesto europeo: la terminologia utilizzata (“Capo, Generalissimo”), l’indossare l’uniforme militare come sinonimo di potere, la venerazione del capo come entità predestinata al governo e alla salvezza del popolo, le torture atroci per reprimere dissidenti.
- L’ambiguità della chiesa cattolica, indispensabile fattore di coesione nella presa del potere di Trujillo e accondiscendente alle dinamiche poste dal regime fino al momento di rottura.
- La paura come condizione imprescindibile nell’esercizio di un potere incondizionato. Paura che invade per primi i più vicini e fidati collaboratori del Generalissimo e ne condiziona la loro vita personale e professionale, sempre a rischio di cadere in disgrazia per un malinteso o una congiura di altri funzionari vicini al capo. E quindi a rischio di perdere la posizione sociale acquisita e temere per la propria vita e quella della propria famiglia.
- La stretta connessione tra capacità sessuale, meglio sopraffazione sessuale, ed esercizio del potere politico/militare, inteso come binomio indissolubile per il capo del regime.
Si è concordi sulla capacità dell’autore di intrecciare gli avvenimenti narrati e di spiattellare al lettore più volte uno stesso evento, risaltandone il punto di vista e le emozioni di un personaggio differente, non annoiando mai e anzi impreziosendo la narrazione stessa.La storia di Urania, l’offesa e la sofferenza patite, la scelta di scappare e chiudere le porte al passato cercando di dimenticare, e il ritorno con il racconto alla famiglia sono l’aspetto struggente e commovente del romanzo. Dopo più di un’oretta, trascorsa con la gioia che regala la condivisione di una buona lettura, il buio ci induce a malincuore a congedarci: purtroppo “storia di mia vita” e per fortuna anche per il prossimo incontro!