Ciao a tutti!!
Eccoci di nuovo.
Le lacrime per la fine dell'estate sono ormai state copiosamente versate, esaurite.

Ma la voglia di riprendere i nostri incontri da Leggermente Letturati ha preso presto e facilmente il loro posto.

E sabato scorso scorso infatti, di nuovo presso la sede solita romana della libreria di Via del Governo Vecchio, ci siamo rivisti dopo la pausa di agosto. Il libro letto per questo incontro era
Accabadora
di
Michela Murgia.
Un titolo tutt'oggi molto noto, il cui successo editoriale risale circa a una decina di anni fa. Riassumendo brevemente. In un imprecisato, diciamo di fantasia (come appurato negli interventi del gruppo) paesino sardo, anni cinquanta circa. Da una famiglia numerosa ma in difficolta economiche, nasce l'esigenza di dare come "fillus de anima"(diremmo oggi.. "in adozione") la quarta nata Maria Listru alla benestante Bonaria Urrai. Il legame tra queste ultime si fortifica presto, in parte vista l'anaffettivita' subita da Maria nella sua famiglia originaria, "naturale". Ciò che però Maria non sa è l'attività "segreta" da accabadora agita dalla sarta benestante presso cui è stato disposto che vivesse. Un attività che una volta da lei scoperta, diversi anni dopo, sarà la causa della partenza della fillus de anima Maria per il continente, Torino. Alla ricerca di una nuova vita e, forse, non ci è sembrato ben sviluppato, opportunità. Accabadora dunque. Una figura realmente esistita, fino agli anni cinquanta circa, che dava la morte a chi era ormai in fin di vita. Chi non aveva più alcuna speranza. Eutanasia insomma.
Sostanzialmente il romanzo consta di tre parti. Una prima parte sarda dedicata e ramificata nelle attività della accabadora e Maria. Una seconda dietro allo spostamento a Torino di quest'ultima nel ruolo di bambinaia di due complicati bambini, adolescenti. Una ultima breve parte dedicata al rientro di Maria in Sardegna e al suo vissuto al capezzale dell' ultimo periodo di vita, di nuovo, dell'accabadora. Trama a parte, direi che la figura che titola il romanzo ha veramente caratterizzato la discussione nei vari interventi all'incontro. Il fatto che nonostante sia una figura risalente ai primi del secolo scorso si possa dire che abbia anticipato, ma applicandolo fattivamente, tutto quel mondo di discussioni e ritrosie nella direzione del testamento biologico dei nostri giorni. Che quindi la Sardegna, pur indietro in tante realtà di quegli anni, era incredibilmente a suo modo avanti almeno con le azioni di figure reali come l'accabadora nel personaggio di Bonaria Urrai. Infatti, nonostante Bonaria agisse di notte, diciamo nell'ombra.. la sua attività era conosciuta e accettata da tutti. Ritenuta necessaria. Interessante poi sapere, da un altro intervento, che l'autrice abbia magari scelto una modalità più leggera per portare la morte con il suo personaggio. Che altre accabadore usavano invece un bastone di ulivo colpendo alla testa. O invece le gambe strozzando. C'è poi, in questo libro, una forte ed evidente vena anticattolica. Che trova, come suggerito tra gli interventi, la voce migliore nella morale di Bonaria. Che non ha una morale cristiana ma bensì umana.
Che si esprime ad esempio quando Bonaria rimprovera Maria sul dire bugie.
Del resto, molto chiaramente, al solo apparire della accabadora tutti gli oggetti e simboli religiosi devono essere tolti. Scomparire. Insomma. Perlomeno tutta la prima parte e anche l'ultima di questo libro ha riscosso l'interesse ed il piacere di una buona parte dei presenti. Il rapporto molto lirico di Bonaria con Nicola, che senza una gamba si sente inutile al mondo. O il rapporto con la spazialità della nuova casa di Bonaria in cui arriva Maria all'inizio del libro. Anche la scrittura è in generale risultata molto più che piacevole. Come nella sua brevità e fluidità. Ciò che però ha trovato in sostanza tutti concordi, in negativo, è la parte centrale del libro. L'episodio torinese di Maria. Prevedibile nel suo sviluppo alla fine sentimentale con uno dei figli da lei seguiti come bambinaia. E comunque, come accennato, completamente fuori di trama e senso in un libro che, in questo, poteva essere a detta di tutti migliore. Magari più concentrato e sviluppato in personaggi della parte sarda come Andria. Che a suo modo stravede per Maria. E soprattutto sulla figura anche personale dell'accabadora. Di cui, come è stato notato, si sa alla fine molto poco o niente.
Tra queste ed altre discussioni ed interventi si è sostanzialmente e piacevolmente mosso questo nostro incontro settembrino. E belli caldi a quest'altro piacevole ricordo, mentre ormai fuori rinfresca, procediamo verso il prossimo incontro di ottobre.